“Il risultato del 25 settembre ha in
definitiva messo in discussione la funzione storica del Pd, il
senso stesso della sua esistenza”. E’ quanto si legge in un
documento promosso promosso da Stefano Ceccanti, Graziano
Delrio, Stefano Graziano, Marianna Madia, Roberto Morassut, Pina
Picierno, Debora Serracchiani, Giorgio Tonini, Walter Verini e
che sarà illustrato domani nel corso di un confronto tra i
candidati del Pd. I firmatari chiedono che “al Segretario
nazionale, nella sua veste di garante del percorso, di favorire
la chiara distinzione tra una dimensione di revisione
costituzionale, che senza azzerare i principi fondamentali
privilegi ciò che unisce, e una più propriamente congressuale,
di confronto e competizione tra piattaforme e candidati alla
segreteria”.
Ai candidati si chiede “di condividere l’impegno a non
trascinare nella legittima e salutare competizione per la
leadership i principi identitari del Pd, collocando la
competizione sul terreno del loro sviluppo in una efficace e
convincente proposta politica e di governo” e quindi “di
distinguere la fase attuale di verifica congressuale e di inizio
del dibattito costituente e quella delle decisioni costituenti,
da affidare alla prossima Assemblea nazionale”.
I promotori affermano che rispetto ai “testi costituzionali
del Pd vanno messi al bando i giudizi sommari in favore di un
approccio rispettoso, non solo delle personalità che di quella
vicenda furono protagoniste, ma anche e soprattutto del metodo
partecipato che allora fu adottato. A quindici anni di distanza
i principi fondamentali alla base della fondazione del Pd, al di
là delle loro formulazioni puntuali, appaiono del resto più
attuali che mai. A cominciare dall’idea che esista un’identità
democratica, per così dire ‘senza aggettivi’, che non solo non è
meno forte e strutturata delle sue declinazioni novecentesche,
vuoi in senso liberale, socialista, cristiano, o altro ancora,
ma si pone al contrario come più capace e adeguata a cogliere e
interpretare le sfide e le speranze del nostro tempo”
Pertanto secondo i promotori “Se dunque i documenti costitutivi
possono essere aggiornati, non è certo per tornare indietro
rispetto all’intuizione della centralità della questione
democratica in quanto tale”.


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