‘Non si può criminalizzare il web, ma semmai è l’uso che se ne fa a poter essere deviante e pericoloso. I fenomeni di cyberbullismo coinvolgono in particolare i giovani e i social network ed è per questo che è fondamentale partire dalla scuola per affrontare globalmente il problema. Servono percorsi che coinvolgano studenti, insegnanti e famiglie, perché da un lato si educhino i ragazzi ai rischi connessi a un utilizzo deviante della rete e dall’altro si diano strumenti per comprendere situazioni potenzialmente a rischio e per intervenire con cognizione di causa’.
E’ quanto ha dichiarato la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, membro della Commissione Cultura e Istruzione di Palazzo Madama, e cofirmataria del ddl ‘Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo’ di iniziativa della senatrice Elena Ferrara (Pd).
‘Un approccio – prosegue la senatrice Di Giorgi – che contraddistingue il ddl presentato oggi dalla senatrice Elena Ferrara, di cui sono cofirmataria. Molto spesso, fra i ragazzi non si ha la percezione di come il virtuale incida sulla vita reale. Si tende a ignorare di come le violenze e le discriminazioni ‘virtuali’ possano compromettere il rendimento scolastico, ridurre il desiderio di interazioni sociali o portare a forme di depressione, sino a sfociare in gesti estremi dei soggetti più deboli o in difficoltà’.
E’ quanto ha dichiarato la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, membro della Commissione Cultura e Istruzione di Palazzo Madama, e cofirmataria del ddl ‘Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo’ di iniziativa della senatrice Elena Ferrara (Pd).
‘Un approccio – prosegue la senatrice Di Giorgi – che contraddistingue il ddl presentato oggi dalla senatrice Elena Ferrara, di cui sono cofirmataria. Molto spesso, fra i ragazzi non si ha la percezione di come il virtuale incida sulla vita reale. Si tende a ignorare di come le violenze e le discriminazioni ‘virtuali’ possano compromettere il rendimento scolastico, ridurre il desiderio di interazioni sociali o portare a forme di depressione, sino a sfociare in gesti estremi dei soggetti più deboli o in difficoltà’.