Stefano Esposito, senatore del Pd, ha vissuto in prima persona la battaglia per la libertà di cognome «contro questa legislazione settecentesca», come la definisce lui Che cosa è successo?
«È una lunga storia: io sono padre di tre figli nati da due madri. Il primo porta il mio cognome, ma poi io e sua madre ci siamo separati. Il secondo figlio nasce con la mia attuale compagna, che mi chiede se sono d`accordo nel mettere il suo cognome per primo. Io non ho alcun problema, ma le difficoltà arrivano al momento della registrazione. E lì mi spiegano che l`unico modo per farlo è non riconoscere mio figlio».
E che cosa ha fatto?
«Ho detto di sì. Posso farlo perché non sono sposato. Un mese dopo, però, vado all`anagrafe e chiedo di aggiungere il mio cognome. Risposta negativa: serve un`autorizzazione del Tribunale dei minori. Faccio domanda e dopo nove mesi siamo convocati dal magistrato che ci chiede il perché del mancato riconoscimento. Un vero interrogatorio. Alla fine, dopo tre mesi, arriva la sentenza che autorizza il doppio cognome».
Dopo la sentenza non avrà avuto problemi con il terzo figlio. E così?
«Assolutamente no. Sí è ripetuta la stessa procedura: non ho riconosciuto mia figlia e ho dovuto chiedere l`autorizzazione. Questa volta la competenza non è più del Tribunale dei minori ma di quello ordinario. Sto aspettando».
È finita?
«Magari. La madre del mio primo figlio mi chiede di aggiungere il suo cognome. Per me nessun problema. Per lo Stato sì. E così compiliamo un modulo in prefettura che comprende anche l`autorizzazione di tutti i nostri parenti: fratelli, genitori, nonni. La pratica è partita ed è arrivata al ministero dell`Interno. Sono due anni che aspettiamo». im.m.]