«Quelli di Franceschini mi sembrano ragionamenti datati, da Prima Repubblica», commenta Davide Faraone, sottosegretario uscente e senatore renziano.
Lui propone di non stare a guardare…
«Credo sia un errore, perché dobbiamo costruire un`alternativa politica al M5S. E io non vedo differenza tra Cinque stelle e Lega: hanno la stessa impostazione politica, populista e demagogica».
Perlomeno, dice Franceschini, potete graduare l`opposizione. Contrario anche a quello?
«Quando perdi le elezioni fai opposizione, e quando fai opposizione la fai in modo lineare e netto. Trovo perversa l`idea di fare i crocerossini del M5S».
Aiutarli a diventare riformisti, propone il ministro della Cultura.
«Non vedo perché dovremmo fare i tutori di ragazzi che non sanno governare: così, se riescono, sono stati bravi loro, mentre se sbagliano è colpa del tutore, utile idiota».
Non pensa che la posizione di Franceschini sia più diffusa di quanto sembra?
«Non credo: gli elettori, anche quelli che ci hanno mollato, si aspettano da noi un altro ruolo».
Come risponde a chi vi chiede di riflettere su un impegno di governo in nome di una responsabilità verso il Paese?
«Noi possiamo fare il bene del Paese dall`opposizione. Dopo cinque anni di insulti, in cui ci hanno definiti illegittimi, al governo senza che nessuno ci avesse votati, quelle stesse persone non possono pensare di fare un governo con noi che abbiamo perso».
Franceschini chiede che ci sia ascolto e rispetto: su questo concorderà.
«Sono perfettamente d`accordo, anche perché in questi anni purtroppo non è stato così. La leadership di Renzi è stata logorata innanzitutto dentro al Pd».
Si riferisce a chi è uscito con la scissione o anche a chi è ancora dentro?
«Anche a chi è ancora dentro. Come chi ha sostenuto Renzi in questi anni e ora dà ragione a Toninelli, che dovremmo fare il governo con loro per riparare ai nostri errori. Io a questa sudditanza psicologica non ci sto».
Cosa si aspetta dalla vostra Assemblea del 21?
«Scelte chiare e non di galleggiamento. L`idea che è bene rimanere uniti a prescindere dalla qualità delle decisioni non la condivido».
Cosa ne pensa dell`ipotesi di confermare Martina?
«La proposta di Martina oggi è stare tutti uniti e vicini: non è questo che ci viene chiesto. Abbiamo bisogno di una leadership coraggiosa per percorrere strade nuove».
In che senso?
«Non dobbiamo solo riscoprire la missione del Pd, ma trovarne una nuova, lanciare una idea di campo nuovo, nella divisione tra populisti ed europeisti».
Lei ha anche lanciato un`iniziativa in Sicilia sabato: ha in mente un «En marche» italiano?
«Se inteso come un nuovo partito, non è questo il tema. Si tratta di cambiare radicalmente l`identità del Pd: se il nostro atteggiamento è timoroso, rischiamo di non avere fortuna».


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