HO SENTITO UN GRAN DISCUTERE, IN PARLAMENTO, SUGLI EMENDAMENTI CHE, ALLA CAMERA, avrebbero introdotto norme dirette al riequilibrio della rappresentanza di genere nella nuova legge elettorale per le elezioni politiche. Ho letto molto, anche, sull`argomento. Editoriali, interviste, dichiarazioni sono apparse su tutti i quotidiani; molte trasmissioni televisive hanno dedicato approfondimenti, diffuso dati, proposto comparazioni tra diversi sistemi elettorali europei, scandagliato ragioni politiche, antropologiche, filosofiche, sociali ed economiche tutte orientate a capire perché e per come quelle norme avrebbero dovute essere approvate. E invece non lo sono state.
Con buona pace, e molto rispetto, per tutta questa scienza (e autocoscienza), per le determinate e preziose prese di posizione, e anche per l`impetuoso fiume di ipocrisia e ambiguità che ha percorso que- sto dibattito pubblico, mi pare però che non sia emersa con sufficiente chiarezza e crudezza quale sia il punto. Quale, cioè la ragione per cui – a voto segreto – quelle norme non sono state approvate. Eppure è semplice. Quando i seggi parlamentari si riducono, in ragione della prossima riforma del Senato e, chissà anche forse della riduzione dei componenti della Camera, si manifesta in tutta la sua possanza la pretesa maschile di non mettere affatto in comune la preziosa risorsa con rappresentanti dell`altro sesso.
Secondo il noto adagio «quando l`acqua è poca la papera non galleggia», se l`acqua della rappresentanza parlamentare si riduce, la papera delle nobili intenzioni – e delle altrettanto nobili proclamazioni non si tiene a galla. Vorrei aggiungere tre osservazioni conclusive.
La prima è che, evidentemente, l`affermazione della parità di genere è solo per tempi di vacche grasse (sia pure con moderazione, per carità). E questa l`abbiamo già sentita.
La seconda è più una curiosità che una osservazione. Sarei curiosa di sapere se a votare contro quegli emendamenti siano stati più massicciamente i più giovani e scalpitanti deputati oppure i più maturi colleghi.
La terza è che il voto segreto aiuta. Tanto. A salvare la faccia, di certo. A salvare la coscienza – per chi l`ascoltasse – dubito. Roba da cominciare uno sciopero della fame.

Ne Parlano