“All’indomani della calendarizzazione del ddl Calderoli, chiedemmo che venisse discussa anche una nostra proposta di riforma costituzionale del Titolo V e delle modalità di attuazione dell’eventuale autonomia differenziata.
Anziché partire dal testo di riforma costituzionale – come sarebbe stato ragionevole fare – la maggioranza organizzò i lavori sul solo testo di legge ordinaria del Governo. Nel frattempo su iniziativa dei cittadini venne depositata un’altra proposta di riforma costituzionale che venne abbinata a quella del Pd e con quest’ultima accantonata. Avvalendosi di una espressa previsione regolamentare il comitato promotore della proposta di iniziativa popolare – di fronte alla inerzia della commissione- chiese che venisse portata all’attenzione dell’aula, anche senza che la commissione avesse svolto il proprio compito. A quel punto la proposta di iniziativa popolare venne scorporata da quella di iniziativa parlamentare e nell’arco di qualche ora venne discussa e bocciata in Aula. Ancora peggiore sorte è stata riservata alla proposta parlamentare. Ieri sera, dopo ripetute richieste, la commissione affari costituzionali ha trovato il tempo di riprendere la discussione della nostra proposta: ma dopo ben nove minuti, la maggioranza senza spendere alcuna parola, ha approvato tre emendamenti soppressivi che chiudono ogni possibilità di confronto e impediscono anche di portare il ddl alla attenzione dell’Aula. Ddl che nel merito avrebbe consentito di risolvere alcune incertezze interpretative dell’attuale Titolo V che la stessa maggioranza disse di condividere: quale beneficio vi sarebbe infatti per i cittadini dall’ attribuire alla competenza legislativa esclusiva di una o più regioni la definizione delle “norme generali sull’istruzione” o di quelle che tutelano la sicurezza del lavoro, o disciplinano la “produzione e distribuzione nazionale dell’energia” o tutelano la salute ? Nessun beneficio, anzi un evidente danno che tutti gli audìti e tutte la parti sociali hanno evidenziato. Perché allora tanta paura di un confronto in Aula? Perchè tanta arroganza politica?” Così il senatore Andrea Giorgis, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama.


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