“Dopo questo secondo ciclo di audizioni, sarebbe davvero opportuno fermarsi e provare a riscrivere una riforma che obiettivamente non pare in grado di risolvere nessuno dei problemi di partecipazione e di capacità di governo che attraversano la nostra democrazia, ma solo di aggravarli ulteriormente”. Lo dice il senatore Andrea Giorgis, capogruppo del Pd nella Commissione Affari costituzionali.

“Rimangono intatte varie sgrammaticature e contraddizioni interne al testo- spiega Giorgis – sulla base di quale ragionevole motivo occorrerebbe, ad esempio, distinguere gli effetti del venire meno del rapporto di fiducia a seconda che ciò avvenga a seguito di una mozione di sfiducia oppure a seguito della bocciatura di una proposta su cui il governo ha posto la questione di fiducia, come invece parrebbe tuttora prevedere l’art.4 ? E come si concilia l’elezione per trascinamento (e quindi in parte indiretta) del Parlamento sulla base dell’elezione del Presidente del Consiglio con la possibilità che nasca un governo sostenuto da una diversa maggioranza rispetto a quella originariamente ‘collegata’, come parrebbe tuttora prevedere lo stesso art.4 ?. E’ inoltre rimasto senza risposta l’interrogativo sul come si possa ‘garantire’ in entrambe le camere la maggioranza (almeno assoluta) dei seggi alle liste collegate al Presidente del consiglio eletto, e al tempo stesso ‘garantire’ che le medesime liste non ottengano un numero di seggi ‘sproporzionato’ (e dunque incostituzionale) rispetto ai voti ottenuti. Così come è rimasto senza risposta il problema, sollevato anche quest’oggi dalla professoressa Calvano, dell’incidenza del voto dei cittadini italiani che da sempre vivono all’estero (e che inforza dell’attuale legge sulla cittadinanza sono sempre più numerosi) il cui voto potrebbe diventare determinante per eleggere il Presidente del Consiglio e di conseguenza l’intero Parlamento”.


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