Il 14 novembre scorso, la Corte costituzionale, a seguito dei ricorsi presentati da alcune regioni, ha emesso un comunicato con cui ha annunciato l’incostituzionalità di molteplici e rilevanti parti della legge 26 giugno 2024, n. 86, recante disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Tra i profili di incostituzionalità della legge ravvisati dalla Corte appare particolarmente rilevante quello che prevede la possibilità di trasferire alle regioni ‘materie o ambiti di materie’; la Corte infatti, nel comunicato, ha chiarito come la devoluzione possa riguardare solo specifiche funzioni legislative e amministrative e ‘debba essere giustificata, in relazione alla singola regione, alla luce del richiamato principio di sussidiarietà’.
Alla luce del comunicato della Corte costituzionale, appare del tutto discutibile l’operato sin qui svolto dall’attuale Clep (Comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni), che in un quadro di indeterminatezza della delega legislativa, pare abbia autonomamente individuato per la determinazione dei fabbisogni standard criteri come il clima, il costo della vita e gli aspetti sociodemografici della popolazione residente, criteri che, se mal declinati in assenza di puntuali indicazioni da parte del Parlamento, potrebbero portare a garantire ai cittadini diritti solo in funzione del luogo in cui si è nati.
Per questi motivi le opposizioni in Senato hanno depositato una mozione che impegna il governo, in attesa che la Corte costituzionale depositi la sentenza annunciata nel comunicato, ‘a non procedere alla stipula di alcuna intesa e a sospendere con immediatezza i negoziati avviati con alcune regioni, volti a trasferire a queste ultime forme particolari di autonomia differenziata sulla base della legge n. 86 del 2024’ e ‘a sospendere le attività del Clep’.
Firmatari Giorgis, Maiorino, De Cristoforo, Musolino, Parrini.


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