E riduce la base di consenso politico per le riforme
Renzi ha scoperto le carte, «è lui a volere un parlamento a maggioranza di nominati, altro che Berlusconi.Altrimenti non si spiega come, rotto il patto del Nazareno, il segretario del Pd non voglia cambiare la norma dei 100 capilista bloccati». Miguel Gotor, senatore democratico di Area riformista, tra i più stretti collaboratori dell`ex segretario Pd Pierluigi Bersani, ritiene la partita della legge elettorale tutt`altro che chiusa. «Ho letto che per il ministro Maria Elena Boschi il risultato è scontato, ossia la legge non si cambia, ma spero che la partita sia ancora da giocare in Parlamento: noi lo faremo e ognuno se ne assumerà le responsabilità». Gotor è tra i sostenitori del documento di Area riformista che alla camera ha raccolto una ottantina di firme di deputati dem per chiedere a Renzi di riaprire l`Italicum ed evitare una spaccatura nel partito.
Domanda. Il ministro delle riforme Boschi ha detto che le vostre richieste di modifica sono inutili, che la legge così com`è va bene.
Risposta.
Credo commetta un errore di valutazione. C`è la necessità di modificare Vitalicum e anche la possibilità politica di farlo. Quando era in vigore il Patto del Nazareno, Matteo Renzí diceva che condivideva le nostre richieste, ma che Silvio Berlusconi non le avrebbe mai accettate. Ora il patto con Forza Italia non c`è più, però la risposta è la stessa.
D. E che spiegazione si dà?
R.
Da ciò ne desumo che in realtà fosse Renzi a volere i ca- pilista bloccati e a non volere nessun apparentamento al ballottaggio nel caso in cui alcun partito superasse il 40%.
D. Renzi ha bollato come dettagli le vostre richieste. L`unico scopo che avrebbero è di tornare al senato, allungando ancora i tempi di approvazione.
 R.
Non si tratta di dettagli. Con l`attuale testo, la maggioranza del prossimo parlamento sarà nominata dalle segreterie. E la relazione tra la legge elettorale e la riforma del senato, che vedrà un`unica camera politica, con un solo rapporto fiduciario con il governo, non funziona dal punto di vista della rappresentanza democratica che si impoverisce troppo. Proprio alla luce della riforma del bicameralismo la quota dei nominati deve essere minoritaria.
D. Renzi e Berlusconi hanno inserito le preferenze per chi non è capolista.
R.
Vero, ma le preferenze, che saranno usate da tutti i partiti, scatteranno solo per quello che vince il premio di maggioranza o quasi. Le pare un dettaglio?
D. Voi chiedete la possibilità di prevedere l`apparentamento in caso di ballottaggio. Non è il ritorno alla vecchia politica? 
R.
La vecchia politica sono i listoni che implodono come è già avvenuto nel 2008 con il Pdl, che pure aveva vinto le elezioni e aveva un leader forte come Berlusconi. L`apparentamento rafforza la proposta di governo e la legittima perché al secondo turno porta al voto più elettori di quanti andrebbero a sostenere il singolo partito. Ed è un elemento di flessibilità che potrebbe essere utile al sistema nel caso in cui al ballottaggio andasse una forza anticostituzionale, antieuropea, xenofoba.
D. Lei pensa a un ballottaggio Pd-M5s?
 R.
Non penso all`oggi, una legge elettorale viene utilizzata per diverse tornate elettorali. Noi non sappiamo quali saranno gli sviluppi dei prossimi anni, ma pensare di avere un solo grande partito e tanti cespugli all`opposizione, frammentati, radicali e identitari, non è saggio perché non garantisce l`alternanza e il ricambio, aumentando il consociativismo, il trasformismo e la corruzione. Inoltre, introdurre un elemento di flessibilità come l`apparentamento potrebbe essere una risorsa utile nel caso in cui la democrazia fosse messa a rischio da una proposta antisistema.
D. Pippo Civati vi dice che non siete credibili, perché criticate criticate ma poi, al momento del voto, vi allineate.
R.
Stiamo ai fatti, senza indulgere nella propaganda. Già a gennaio, al senato, quando è passato l`Italicum con il sostegno di Forza Italia, 24 senatori dem non lo hanno votato. A marzo le minoranze del Pd, in modo unitario, non hanno votato la linea decisa da Renzi sulla riforma elettorale. Ora c`è il documento di Area riformista. Il voto alla camera ci sarà tra un mese, vediamo nel frattempo cosa succede, noi siamo impegnati a migliorare la legge a partire dall`unità del Pd.
D. Cesare Damiano, tra i firmatari dell`appello a Renzi, invita il governo a non fare gli stessi errori fatti sul Jobs act.
R.
È un appello sensato, Damiano in commissione lavoro alla camera ha ottenuto l`unanimità del Pd, non solo della sinistra interna, su un documento che chiedeva modifiche che il governo ha poi ignorato. Lui ha creduto nella possibilità di un`intesa, il governo gli ha sbattuto la porta in faccia. Un fatto grave per i rapporti tra governo, parlamento e Pd, tutto il Pd.
D. E ora, se ve la sbatte un`altra volta?
R.
Si crea una spaccatura nel partito, non parlo di una scissione, di cui poi ognuno si assumerà le responsabilità. Dopo che è venuto meno il sostegno di Forza Italia, si divide anche il Pd e così si riduce ulteriormente la base di consenso politico sulle riforme istituzionali. Un grave errore.
D. Elezioni dietro l`angolo?
R.
Non credo, ma sono convinto che Renzi, dopo la fine del patto del Nazareno, voglia la legge elettorale al più presto per poterla utilizzare come minaccia. Semmai ciò che non vuole è l`unità del Pd, che invece sarebbe a portata di mano e politicamente efficace come ha dimostrato l`elezione del presidente della repubblica, Sergio Mattarella.