Lo stato dei conti pubblici e l`instabilità politica dell`Italia hanno cominciato a destare preoccupazione in Europa. La rassicurazione del governo sul rispetto dei parametri europei è stata puntuale e tempestiva.
Ora bisogna passare dalle parole ai fatti a partire dalla prossima legge di Stabilità, che dovrà essere utilizzata anche per sfruttare le opportunità di ripresa. In queste condizioni potremo chiedere anche alle istituzioni europee di fare la loro parte, onorando finalmente gli impegni presi da tempo di rilanciare la crescita e garantire a Paesi come il nostro adeguati spazi di bilancio per investire nello sviluppo (golden rule).
Di fronte ai moniti e ai timori espressi dall`Europa in questi giorni, Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni hanno fatto bene a confermare il nostro pieno impegno a rispettare quest`anno la soglia del 3% in termini di deficit pubblico. Innanzi tutto perché lo stock del nostro debito in termini di Pil resta molto elevato e poi perché anche un modesto sforamento ci farebbe precipitare di nuovo, nel 2014, nel gruppo dei Paesi «sorvegliati speciali» con tutte le conseguenze negative, anche in termini di reputazione, che ne deriverebbero.
Ma il rispetto dei parametri europei, pur se importante, non potrà certo esaurire i nostri obiettivi di politica economica. Dobbiamo tornare a crescere, in realtà, per sperare sia di smaltire l`enorme stock di debito pubblico (fiscal compact) che per creare nuovi posti di lavoro. Al riguardo il governo punta sulla ripresa che sta manifestando già primi timidi segnali in Europa e, in minor misura, da noi. Dopo cinque anni di crisi, però, non ci basterà certo uscire dalla recessione con tassi di crescita pari o di poco superiori allo zero.
Ma per fare di più dobbiamo mettere in campo interventi e misure di qualche rilievo. A breve termine su tre fronti in particolare: il primo è saldare in fretta la maggior parte dei debiti della pubblica amministrazione; poi c`è da far riaffluire il credito alle aziende offrendo più garanzie sui prestiti bancari e non; in terzo luogo c`è da avviare un percorso di riduzione del peso fiscale su lavoro e imprese, intervenendo sul cuneo fiscale, superiore nel nostro paese di oltre 12 punti alla media Ocse. Mentre a medio termine ci sono da varare alcune ben note riforme e investimenti infrastrutturali, che devono servire a fronteggiare carenze strutturali del Paese che sono state a lungo trascurate.
Ovviamente per attuare interventi così rilevanti servono risorse, anche consistenti. Dove trovarle? I margini di bilancio pubblico erano e restano assai stretti. Vanno altresì scongiurati nuovi incrementi della pressione fiscale che è arrivata al 54% del Pil, se depurato dalla parte sommersa. Il ricorso a ulteriori tagli lineari o semilineari potrà servire, ma in misura limitata. Nuove risorse possono derivare, in realtà, solo da una ricomposizione e ristrutturazione straordinaria dei programmi di spesa pubblica (spetzdingreview). Se ne è parlato molto in questi mesi, ma in pratica si è fatto poco nulla. E invece è urgente agire su questo fronte. E il governo di larga coalizione può farlo sulla carta assai meglio di altre coalizioni. A questo riguardo, l`appuntamento decisivo sarà proprio la prossima legge di Stabilità, entro la metà di ottobre. E in quella sede che andranno presentate dal governo, in anticipo, le priorità sia degli obiettivi che si vogliono perseguire sia delle risorse da stanziare per le coperture.
Se tutto questo verrà fatto e in modo credibile, un corollario non trascurabile è che ci troveremo nelle migliori condizioni anche per giocare la nostra partita in Europa. Nello specifico, significa chiedere con decisione alle Istituzioni della Ue e della Uem di fare anche la loro parte: onorando finalmente gli impegni sulle politiche per rilanciare la crescita assunti più di un anno fa e rimasti lettera morta. E garantendo, poi, al nostro e ad altri paesi membri maggiori spazi nel bilancio pubblico per investire nello sviluppo. A partire dalla golden rule per consentire di scorporare dal vincolo di bilancio del 3% del Pil – in determinate fasi cicliche difficili – taluni investimenti infrastrutturali e spese per lo sviluppo, anche di interesse europeo, che possono migliorare le potenzialità di crescita di un paese e quindi la situazione dei suoi bilanci pubblici nel medio e lungo termine. Com`è noto, è un tema dibattuto da tempo. Ma lo si potrà affrontare di nuovo e con qualche speranza di successo in più a livello europeo, approfittando del nuovo approccio flessibile affermatosi a Bruxelles e del periodo che si aprirà dopo le elezioni tedesche. Ciò che è stato promesso finora è davvero poco e non basta certo a giustificare la ritrovata virtù di bilancio di paesi come il nostro.
Non vi è dubbio che questa deve divenire una priorità per il nostro governo se vorrà trasformare la timida ripresa che si profila in una speranza di crescita più consistente. Ma anche il resto d`Europa potrà giovarsene visto che fronteggia – almeno per ora – una ripresa molto lenta, frammentata e troppo debole in molti paesi europei per incidere sulla elevatissima disoccupazione esistente.

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