Quando i sindacati parlano di ‘politica industriale’, in genere per lamentarne l`assenza, si riferiscono esclusivamente allo stato che si fa imprenditore correndo in soccorso delle imprese in crisi per tentare di rimetterle in linea di galleggiamento. Questa è la politica industriale che – se si escludono eccezioni molto circoscritte e ben motivate, come è il caso dell`Ilva – è meglio continui a restare assente.
Qualche volta collegata a quella invocata dai sindacati nelle situazioni di crisi, qualche volta no, è invece la ‘politica industriale’ consistente nella difesa dell`italianità delle nostre imprese di grandi dimensioni, nella quale si sono esercitati nell`ultimo quarto di secolo sia i governi di centrodestra, sia quelli di centrosinistra: da Alitalia ad Autostrade, da Banco Antonveneto a Parmalat, da Telecom alle Poste. Anche questa è meglio perderla che trovarla.
 Quella che invece serve, eccome, è l`azione volta a riaprire agli investimenti diretti esteri (senza la pretesa di selezionarli) un paese come il nostro, che è da molti anni drammaticamente chiuso al loro flusso in entrata, anche per una ostilità pregiudiziale contro le multinazionali, diffusa tanto a sinistra quanto a destra. Se solo riuscissimo ad allineare l`Italia alla media Ue per capacità di attrarre investimenti stranieri, cioè a portarla da un flusso annuo inferiore all`uno per cento del pil a un flusso pari al 4,5 per cento, questo significherebbe l`ingresso in Italia di 50 o 60 miliardi di euro ogni anno, accompagnati da piani industriali capaci di valorizzare il lavoro degli italiani mediamente meglio di come sono valorizzati nelle aziende a capitale e management indigeni. Per riaprire il paese a questi investimenti occorre agire principalmente su cinque leve: riduzione della pressione fiscale su imprese e lavoro, riduzione dei pesi burocratici che ostacolano i nuovi insediamenti, velocizzazione della giustizia civile, efficientamento del mercato del lavoro e allineamento del diritto del lavoro ai migliori standard dei paesi industrializzati. In genere, quando si parla di queste ultime due leve i sindacalisti sollevano l`obiezione ‘benaltrista’, riferendosi alle prime tre. Ma occorre agire su tutte e cinque. Ed è – mi sembra quanto sta facendo il governo Renzi.

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