Renzi coniuga il progetto politico con il consenso e non è vero che l’establishment sta con lui anzi lo osteggia come fa la destra
Qualche anno fa sarebbe stato impensabile immaginare Massimo D`Alema e Nicola Latorre schierati su fronti opposti nella battaglia congressuale, ma dopo il terremoto politico dell`ultimo anno e mezzo nel Pd è successo di tutto. Anche questo, che ora Latorre viene definito «ex dalemiano» o, dipende dal contesto, «renziano». Sorride, il senatore Pd, in partenza per Bruxelles dove oggi incontrerà Rsamussen, : «Avere delle opinioni diverse non significa in alcun modo mettere in discussione un sentimento di affetto. Ma questo è anche il frutto degli insegnamenti che ho avuto da D`Alema: la forza di difendere le proprie ragioni. E in questo caso le mie ragioni divergono dalle sue».
Latorre, D`Alema sostiene che Renzi dà risposte elusive sui contenuti. Invece a lei quali sono i contenuti della proposta del sindaco di Firenze che l`hanno convinta?
«Premettiamo una cosa: non vorrei che questa intervista fosse un dialogo con Massimo D`Alema…».
 Infatti stiamo parlando di lei e di Renzi. Cosa l`ha convinta a sostenerlo?
«Il tema vero di questo congresso, non emerso finora con chiarezza, è l`enorme responsabilità che abbiamo perché siamo l`unica forza politica in campo e quindi dobbiamo sentire in maniera più forte il peso di tutto questo. Spetta a noi indicare una prospettiva per il Paese, questo è il tema del congresso. Senza una svolta radicale rispetto agli attuali assetti economico-sociali-istituzionali e politici il Paese rischia di perdere la sua sovranità e la sua autonomia. Se questo è il tema, la forza del progetto di Matteo Renzi è quella di incarnare un progetto di svolta vera, che mette in discussione anche certezze sulle quali una parte consistente del mondo che fa riferimento alla sinistra ha costruito la sua forza».
Si riferisce ai sindacati con i quali si è aperta una rovente polemica proprio da Firenze?
«Esattamente. In questi anni, noi lo abbiamo detto più volte, il sindacato, spesso anche per ragioni oggettive, si è preoccupato soltanto di difendere le proprie rappresentanze e ha rinunciato a svolgere la sua funzione storica. Penso alla battaglia contro l`inflazione e alla grande svolta di Luciano Lama, o al ruolo di Bruno Trentin negli anni Novanta. Oggi persino Maurizio Landini afferma che occorre rimettere in discussione anche un modello di protezione sociale e di rappresentanza del mondo del lavoro. In questo senso la forza della proposta di Renzi, rispetto a quella rispettabile ma conservatrice di Gianni Cuperlo, sta nella volontà di aprire una prospettiva di cambiamento che nella piattaforma congressuale è richiamata per titoli ma che nel corso della campagna elettorale si sta già delineando con maggiore chiarezza ». C`è chi accusa Renzi di essere un liberalista e non ce ne voglia se citiamo ancora D`Alema quando sostiene che tra i fan del sindaco c`è anche chi punta a smantellare la sinistra. «Non sono d`accordo. Partiamo da qui: come si fanno vivere oggi valori essenziali come quelli della giustizia sociale e della solidarietà? Le risposte che Renzi dà sui temi del lavoro e del welfare sono le più convincenti per una sinistra moderna». Altra critica mossa al suo candidato: ha un programma da premier più che da segretario. Secondo lei? «Errore. Renzi ha un progetto politico di futuro che poi si dovrà trasformare in un programma di governo. Il tema del congresso è su quale impianto politico-culturale il Pd indica una prospettiva al Paese e il proprio ruolo. In questo senso la proposta di Renzi, senza fare citazioni gramsciane, si misura anche con un altra sfida: come coniugare un progetto politico con il consenso. Un progetto politico che non costruisce consenso non ha futuro come hanno dimostrato le sconfitte di questi anni». Quindi anche lei pensa che uno dei motivi per votare Renzi sia quello che solo con lui si vince? «Non mi sembra un particolare trascurabile, anche se noi abbiamo sempre avuto una certa tendenza masochista a giocare per le sconfitte. Ma la domanda è: perché con lui si vince? Perché probabilmente la sua è l`unica proposta che raccoglie consenso. Io non credo, come alcuni sostengono, che la possibilità di successo di Renzi dipenda dal fatto che l`establishment sta con lui: è esattamente il contrario. Fino a quando veniva vissuto come un elemento che poteva mettere in crisi il Pd è stato enfatizzato, ora che incarna la figura del futuro leader del Pd, viene duramente osteggiato sia dall`establishment che dalla destra». Latorre, ma un segretario che si pone questa mission, come può fare anche il sindaco? «Io sono tra coloro che hanno dubbi sulla possibilità di svolgere entrambi i ruoli. Ma capisco il messaggio politico che Matteo vuole dare: pur facendo il segretario del più grande partito del Paese non vuole perdere il contatto con i problemi reali, quelli che un sindaco ogni giorno deve affrontare».

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