Oggi la commissione Difesa del Senato termina i lavori della sua indagine su migranti e Ong: «Martedì presenteremo alcune proposte per rendere più efficace la presenza in mare di chi salva vite e incentivare la lotta ai trafficanti di uomini», spiega il presidente Pd della commissione, Nicola Latorre. Sull`immigrazione, ricorda quanto si debba lavorare anche a livello internazionale: servono rapporti fecondi con gli attori della regione, Egitto compreso. Per questo, annuncia una richiesta al governo destinata certamente a far rumore: «Rimandiamo l`ambasciatore al Cairo e torni quello egiziano a Roma».
Partiamo dall`indagine: quali sono le vostre proposte?
«Dobbiamo adeguare la nostra risposta al comportamento dei trafficanti, facendo in modo che la fondamentale attività di salvataggio di vite umane non intralci la lotta contro di loro: bisogna mettere la polizia giudiziaria in condizioni di intervenire tempestivamente nelle situazioni di salvataggio. E razionalizzare la presenza delle imbarcazioni in mare per salvare vite».
Per il procuratore di Trapani è difficile si possa far salire la polizia giudiziaria su navi di Ong.
«Io ho parlato di “tempestivo intervento”. Come farlo, attiene alle proposte che faremo e che non posso anticipare nel dettaglio».
L`ultima notizia è che ci sono singole persone di Ong sotto indagine…
«Per la procura di Trapani ci potrebbe essere qualche membro di equipaggio informato preventivamente dei movimenti dei trafficanti. Sarà molto importante seguirne gli sviluppi e gli esiti per rendere più efficace la lotta ai trafficanti».
Non sarebbe stato però meglio essere più cauti per non infangare tutte le Ong?
«Ma noi abbiamo avviato questa indagine con tempestività, dopo le dichiarazioni di Frontex e del procuratore Zuccaro, proprio per evitare che si sparasse nel mucchio. Poi purtroppo la propaganda ha deformato la discussione rischiando sbagliate generalizzazioni».
Zuccaro avrebbe fatto meglio a non rivelare i suoi sospetti?
«Apprezzo la posizione del Csm, che stigmatizza eventuali esternazioni ma ribadisce il sostegno alle indagini».
Con Macron in Francia avremo più aiuto sui migranti?
«Il successo di Macron è per noi europeisti una bellissima notizia. Mi auguro però che l`indispensabile rapporto franco-tedesco non releghi l`Italia a un ruolo marginale. Per quanto riguarda la questione dei migranti, la svolta positiva impressa da Minniti deve accompagnarsi alla consapevolezza che la soluzione si trova anche fuori dai confini nazionali. In Europa ma anche in Africa».
In Libia in particolare: abbiamo fatto vari accordi, ma sono efficaci senza stabilizzare il Paese?
«Su immigrazione e sicurezza con Minniti siamo finalmente passati da un approccio emergenziale a una strategia di medio-lungo periodo. Gli accordi prima con Serraj e poi con le tribù del Sud sono importanti, ma occorre coinvolgere tutta la Libia e mai perdere di vista la stabilizzazione dell`intera area del Mediterraneo. Per questo bisogna rafforzare i rapporti con gli attori regionali e, tra gli altri, recuperare con l`Egitto, un attore importantissimo. La sua stabilità è fondamentale ancor più ora, di fronte al possibile rischio che lo Stato islamico punti a occupare l`area del Sinai una volta cacciato da Mosul e Raqqa».
Cosa propone di fare?
«Dobbiamo ristabilire le relazioni diplomatiche per riprendere una positiva discussione».
Cioè inviare al Cairo l`ambasciatore Cantini, che da oltre un anno abbiamo richiamato come protesta per il caso Regeni?
«Sì. Anzi, dobbiamo inviare anche una rappresentanza più ampia: penso sarebbe opportuno rafforzare la presenza diplomatica – e non solo inviare l`ambasciatore – proprio per la delicatezza e l`importanza delle questioni da affrontare».
Sa di realpolitik. Serve un rapporto con l`Egitto, a costo che sembri una resa sul caso Regeni?
«La mia non è cinica realpolitik. Al contrario: per noi la soluzione di quel caso è cruciale, e anche per quella verità credo non sia opportuno rimandare ancora l`invio dell`ambasciatore. Tenuto anche conto che, dopo una prima fase in cui gli egiziani si sono comportati in modo inaccettabile, ora sono arrivati importanti segnali di collaborazione».
La famiglia Regeni però chiede che l`ambasciatore non parta finché non sarà fatta chiarezza.
«Guardo con molto rispetto alla famiglia e al comportamento che ha sempre tenuto. E mi auguro che comprendano il senso di queste mie considerazioni. Ma credo veramente che il persistere della rottura diplomatica abbia conseguenze negative e rischi di portarci in un vicolo cieco anche sul caso Regeni».
Ne ha parlato col governo? Cosa ne pensa?
«Il governo è stato estremamente equilibrato in questa vicenda, e ha tenuto giustamente in molta considerazione il rapporto con la famiglia. Credo che insieme si possa comprendere la necessità di questo passaggio di fase».


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