Lo si può considerare un lusso da privilegiati satolli o, all`opposto, un calcolo razionale del rapporto tra costi e benefici. Un sussulto umanitario oppure una valutazione fredda degli effetti rovinosi di scelte non ponderate. Nell`un caso come nell`altro qualcosa che non può essere rimosso e che è così sintetizzabile: cosa riteniamo che possa accadere nel cervello e nel cuore di minori stranieri, provenienti dal nord Africa e dal Bangladesh sfuggiti agli orrori del mondo e alle aggressioni degli uomini e della natura, quando in una terra che pensavano accogliente ritrovano le medesime insidie? Cosa succederà di quegli adolescenti e come potranno riuscire a non diventare nostri nemici mortali? Ideologia a tecnica del disprezzo. Raramente mi era capitato di vedere applicato in maniera così nitida il paradigma del capro espiatorio. Il presunto responsabile del presunto stupro è presumibilmente un uomo dalla pelle chiara, proveniente dall`est europeo. Ma la vendetta si consuma nei confronti di ragazzi e uomini dalla pelle scura provenienti da altri continenti. Quest`operazione di slittamento del senso e del bersaglio è realizzata da una minoranza attiva, che si rifà a una scalcinata sub-ideologia fascistoide e che è dotata di una qualche capacità di organizzazione e di azione (la rete del tifo organizzato). E questa minoranza che indirizza, intorno al disprezzo per lo straniero l`individuazione del nemico e l`assalto nei suoi confronti. Lo sgombero del centro di accoglienza rappresenta, oggettivamente, una resa a questa tecnica di discriminazione violenta. Alcune verità elementari e incontestabili. La prima. Quanto accade in queste ore a Tor Sapienza, a Roma, non è agevolmente e preventivamente evitabile. E, infatti, non è stato evitato in alcun paese democratico nel corso degli ultimi trent`anni di storia europea.
In Inghilterra come in Grecia, in Francia come, più di recente, nella saggia Svezia. In altre parole, anche la più intelligente e razionale politica dell`accoglienza non è in grado di impedire che tensioni – dovute alla fatica della convivenza con una diversità non compresa e sempre temuta – determinino situazioni di ansia e di allarme. E queste possono trasformarsi in intolleranza e aggressività.
 Seconda considerazione. Perché questo accada, perché cioè una situazione precaria precipiti in scontro aperto, sono richieste due condizioni: la presenza di un gruppo organizzato all`interno della comunità che si sente in pericolo e l`azione di un ‘imprenditore politico’ che voglia trasferire nella sfera pubblica quel conflitto sociale.
 Terza verità elementare. Non è che non si possa fare nulla, proprio nulla, per evitare tutto ciò. Si pensi solo al fatto che il pretesto di quanto accade a Tor Sapienza è rappresentato da un centro di accoglienza dove si trovavano 36 minori stranieri e alcune de- cine di adulti richiedenti asilo. Pochi, pochissimi, rispetto a un quartiere di circa 16mila abitanti e rispetto a una metropoli di oltre tre milioni. Eppure possono risultare moltissimi, così tanti da far immaginare una ‘invasione’, se quel pezzo di territorio subisce da anni un processo di acuto degrado e se, intorno a esso, sembra configurarsi una sorta di ‘toponomastica della marginalità’ (un centro di accoglienza per richiedenti asilo, un`occupazione da parte di stranieri, un`altra dovuta alla ‘emergenza abitativa’ della città e, poco più in là, un campo nomadi).
Dunque ciò che davvero servirebbe è una sapiente capacità di previsione e prevenzione, da cui far discendere una strategia di equa distribuzione di migranti e richiedenti asilo sull`intero territorio urbano, evitando la concentrazione nelle aree più disagiate. Questo, sia chiaro, non costituisce certo una garanzia tale da evitare conflitti e violenze, ma potrebbe ridimensionare in misura significativa la portata dell`allarme sociale e i suoi effetti violenti; e soprattutto, ne ridurrebbe il protrarsi nel tempo.
Gli imprenditori politici dell`intolleranza. Dopodiché vanno affrontati quei due ‘fattori di agevolazione’ che trasformano l`ansia collettiva in volontà di sopraffazione di chi si vive come un nemico e può essere agevolmente raggiunto e colpito. A Tor Sapienza, come si è detto, agisce un piccolo gruppo di delinquenti, che indossano cappucci e un`ideologia fascistoide e razzista. Quando la tensione cresce, possono rappresentare il detonatore di diffuse pulsioni violente. Nei confronti di questi soggetti si deve agire da subito affinché siano messi semplicemente nelle condizioni di non nuocere.
Poi, c`è la questione del ruolo che in un simile contesto sembra vogliano giocare Matteo Salvini, leader della Lega Nord e, di rincalzo, Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d`Italia. Sarebbe sbagliato enfatizzare le chance di Salvini come potenziale catalizzatore di tutta l`intolleranza etnica che cova nel corpo sociale del nostro paese. Ma sarebbe altrettanto grave ignorare i mutamenti profondi che stanno avvenendo nelle periferie delle nostre città e all`interno del sistema di relazioni tra i gruppi sociali.
Da qualche decennio ormai l`Italia è attraversata da diffuse pulsioni di rivalsa sociale e da un sordo rancore. Quello che sta accadendo a Tor Sapienza (e quel che è successo prima, in altre periferie metropolitane, in anni e mesi passati) è il momento dell`esplosione. Ovvero l`atto dell`identificazione del nemico simbolico e dell`attacco liberatorio. Dall`assedio al rogo e alla violenza fisica il passo è breve, brevissimo.
E, così, Tor Sapienza è diventata il luogo di un ‘noi’ opposto a ‘loro’. Naturalmente loro sono quelli venuti da fuori, nemico perfetto, quelli che non c`erano nell`età dell`oro del suburbio, quando «la nostra delinquenza rispettava gli abitanti del quartiere». E, di conseguenza, loro sarebbero la causa del degrado, dell`abbandono, delle violenze. Anche se loro non possono essere identificati che in un centro di accoglienza per minori richiedenti asilo.
Trovare un bersaglio è estremamente più facile che provare a emanciparsi da uno stato di degrado intollerabile e da una vita infelice. Aggredire un profugo appare assai più semplice che sanzionare chi ha governato e governa le città e chi ha governato e governa il paese.

Ne Parlano