Rispetto per la scelta di Nicola Zingaretti di dimettersi, ora però il Pd deve scegliere un reggente che guidi il partito nel sostegno al governo Draghi e lo conduca fino a un congresso da celebrare dopo le amministrative. E` questo il percorso che viene indicato dal capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci, esponente dell`area di Base riformista. A suo giudizio, peraltro, i tempi sono maturi perché la leadership di questa fase di transizione venga affidata a una donna.
Il segretario ha confermato che considera le sue dimissioni irrevocabili, lei era tra coloro che gli avevano chiesto di ripensarci. Quale strada va percorsa ora?
«Io rispetto sempre le scelte personali e le valutazioni che, in questo caso, ha fatto Zingaretti. Sono rimasto molto sorpreso, credo che complessivamente un segretario del Pd non si fosse mai trovato di fronte problematiche così complesse come quelle che ha dovuto gestire lui in termini di quadro politico-istituzionale ma anche di emergenza e di sanità pubblica. Ha portato una sostanziale gestione unitaria, io mi sono sentito coinvolto in tutte le decisioni importanti e nei passaggi complicati che abbiamo dovuto fare. Credo che però a questo punto la sua decisione sia, come lui ha chiarito, netta e inequivocabile».
Cosa dovrebbe quindi accadere nell`Assemblea della prossima settimana?
«Credo che quell`esigenza di un confronto approfondito e serio che noi stavamo portando avanti sia ancora più valida. Io ricordo a tutti che la scadenza delle amministrative è importante, che il sostegno del Pd a questo esecutivo è centrale proprio per far prevalere le nostre istanze in termini di programma e di visione, quindi quello che io mi auguro accada è che il congresso vero parta dopo le elezioni amministrative».
Quindi è favorevole alla designazione di un reggente?
«Sì, può essere fatta già nell`assemblea del 13 o comunque a breve».
Crede dovrebbe essere una donna?
«Secondo me potrebbe essere una soluzione, all`interno del Pd abbiamo molte donne sicuramente adeguate e con l`esperienza per un ruolo così importante. Mi auguro certamente che si possa arrivare a un`indicazione unitaria. Avere un segretario donna sarebbe un gran bel segnale e ci sono tutte le condizioni. Un nome in mente ce l`ho ma non mi va di farlo».
Torniamo allo sfogo con cui Zingaretti ha annunciato le sue dimissioni. Le sue critiche sembravano rivolte soprattutto a voi ex renziani. Cosa risponde?
«L`area della quale faccio parte, Base riformista, ha sottolineato l`esigenza di cominciare a pensare a un momento congressuale non per una contestazione nei confronti di questa segreteria, ma perché l`Italia è molto diversa da quella di due-tre anni fa. Però limitare le parole di Zingaretti a questo vuol dire sminuire il gesto del segretario. Non mi attaccherei alle sue parole per fare polemica, le prenderei invece come sprone e come richiesta per avere un Pd che discuta ma lo faccia sempre avendo al centro il bene del Paese».
Tra i papabili futuri segretari si fa insistentemente il nome di Bonaccini. Potrebbe essere il suo candidato?
«Bonaccini è una risorsa, come ne abbiamo altre tra i parlamentari, nella classe dirigente, tra i sindaci e i presidenti di Regione. Sicuramente lo considero una persona autorevole e adeguata, ma non credo sia l`unico».
Il prossimo segretario dovrebbe ricomporre la frattura con i renziani?
«La frattura che c`è stata con Italia viva è stata molto seria e complicata da rimarginare. Loro sostengono che dentro il Pd non c`è spazio per i riformisti, io credo esattamente il contrario. Dopo di che, come ho già detto in passato, mai dire mai».