Senatore Marcucci, se Renzi vince continua a governare oppure passa all`incasso e si va alle urne?
«Lo scenario è chiaro: se Renzi vince si prosegue e si lavora fino al 2018, magari rafforzando un governo che arriva a scadenza, e si rimette mano all`Italicum visto che il Pd si è impegnato a farlo», spiega l`esponente democratico che vanta un antico rapporto di amicizia politica e personale con il premier.
A proposito di legge elettorale, c`è un ampio schieramento favorevole a un sistema proporzionale: il Pd lo appoggerà?
«La scelta del proporzionale guarda al passato: è oggettivamente inaccettabile. Di fatto oggi significherebbe l`impossibilità di avere governi in grado di mantenere impegni presi in campagna elettorale. In sostanza, si porta avanti la logica del No anche oltre il referendum: ci si schiera contro un governo che possa essere definito tale, puntando su un neo-consociativismo che non ha più neanche le ragioni storiche del consociativismo della prima Repubblica».
Il Pd dunque è contro la Grosse Koalition vagheggiata da Berlusconi?
«La grande coalizione è una soluzione emergenziale: noi stiamo scrivendo la spina dorsale normativa del Paese, che è la Costituzione, e dunque il nostro obiettivo non può essere l`ingovernabilità, non può essere la transizione, non può essere l`emergenza. E una soluzione incomprensibile, a meno che non si voglia essere in qualche maniera sempre determinanti».
Dunque non c`è altro sistema elettorale, per il Pd renziano, se non il maggioritario?
«Si può modificare l`Italicum, ma seguendo una rotta maggioritaria».
E se prevale il No cosa accadrà? Davvero Renzi vuole andare a votare anche senza una legge elettorale per il Senato?
«Io credo che chi ha avuto la responsabilità di proporre e poi di sostenere questa riforma dovrà trarne le conseguenze: dopo di che la partita, come prevede tanto l`attuale carta costituzionale quanto quella futura, passerà nelle mani del presidente della Repubblica che dovrà prendere le sue decisioni. Non evoco il baratro, ma ritengo che se vincesse il No si rischierebbe un quadro di sicura confusione istituzionale».
Formalmente, ci sarebbe una maggioranza per il voto anticipato: è uno sbocco che, a quanto pare, piace a Renzi, Salvini e Grillo.
«Lo schema è definito: il capo dello Stato dovrà fare le consultazioni e tener conto delle indicazioni che emergeranno dai colloqui con i leader dei partiti e dei gruppi nella sua autonomia e con l`autorevolezza che tutti gli riconosciamo».