Ieri in Senato abbiamo votato un disegno di legge del quale mi onoro di essere prima firmataria. È un testo che nasce da lontano. Nasce dal protagonismo delle donne che sul finire della scorsa legislatura, in stretto rapporto con quello che si muoveva nella società italiana e nelle piazze, e con il lavoro svolto dalle colleghe e i colleghi dello scorso Parlamento, hanno detto ‘noi ci siamo, siamo qui e vogliamo che le istituzioni assumano finalmente una forma che contempli la partecipazione paritaria di entrambi i sessi’. Eravamo allora di fronte ad una crisi di credibilità della rappresentanza ancora più forte di quello attuale, ad uno scollamento pericoloso tra politica e nazione che ha determinato uno dei tornanti più drammatici degli ultimi decenni. Di fronte a tutto ciò quegli anni hanno registrato un protagonismo femminile al quale le istituzioni hanno dovuto rispondere cominciando ad assumersi la responsabilità, di fronte ad un pezzo dello loro elettorato per niente insignificante, quello femminile, di lavorare per una rappresentanza di genere non più distorta. Si è risposto alla domanda sempre più pressante di ridisegnare lo spazio pubblico, consentendo alle donne un accesso compiuto nella polis, cercando di rovesciare un deficit strutturale della nostra cultura (e della nostra politica). La legge 120 del 2011 sulla parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate e la legge 215 del 2012 sulla cosiddetta ‘doppia preferenza’ che ha consentito un riequilibrio della rappresentanza di genere nelle amministrazioni locali hanno segnato un passaggio importante dí questo percorso. E in questa legislatura la legge 65 del 2014, di cui era prima firmataria Valeria Fedeli, ha introdotto un meccanismo di riequilibrio di genere per le consultazioni europee, garantendo un numero di elette a Bruxelles di gran lunga superiore a quanto registrato in precedenza. Da ultimo penso alla nuova legge elettorale per la Camera dei deputati, con la quale si dispone che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento. Ebbene, con questo disegno di legge, cerchiamo di allineare ai dati delle altre assemblee anche quelli delle assemblee regionali, rimaste finora impermeabili (basta vedere i dati più recenti) al protagonismo politico delle donne. Non si tratta solo di una questione di civiltà odi cultura giuridica ma di una questione tutta politica. La presenza femminile nelle istituzioni rappresenta il raggiungimento di una democrazia pienamente compiuta, garantisce la rottura di vecchi sistemi di potere che hanno favorito reti clientelari (come ci ricorda impietosamente la cronaca politica) e risponde alla crisi di rappresentanza che la politica si è trovata ad affrontare in questi ultimi anni. Le donne non sono una quota da proteggere o una categoria di interessi. Le donne sono socie fondatrici al 50% del genere umano. Da questa premessa è partito il mio disegno di legge. Le donne non sono un soggetto debole, non devono più dimostrare nulla nell`agone politico, istituzionale ed economico (lo testimoniano la nostra quotidiana affermazione di talento, sapere e competenze, l`autorevolezza con cui ricopriamo, in maniera sempre più crescente, incarichi di responsabilità politica in Italia e nei contesti internazionali). Il punto è che a questa forza non è corrisposta, per lunghi decenni, un`adeguata proiezione pubblica. Uno lato che se colmato ín parte nelle aule parlamentari, nei consigli comunali, nei board aziendali e nelle ultime consultazioni europee era ed è ancora ben lungi dall`essere colmato nei Consigli regionali. Un dato non più accettabile, anche alla luce del percorso di riforme istituzionali che questóParlamento ha intrapreso, dove il Senato della Repubblica che si va delineando sarà composto per la maggior parte da consiglieri regionali. Proprio di fronte a questo percorso, si fa stringente l`esigenza di assicurare una rappresentanza di genere equilibrata, perché difficilmente si può pensare di ridefinire un impianto costituzionale dove una delle Camere non garantirebbe l`effettiva partecipazione politica delle. donne di questo Paese. Da queste considerazioni è nato questo importante disegno di legge. Io credo che la cultura di un popolo si costruisca anche attraverso le sue leggi, leggi che scolpiscano e garantiscano la pienezza di un diritto. Al legislatore spetta anche questo compito e quando lo assolve non garantisce quote o categorie ma ridisegna gli spazi di uno Stato di diritto e li ridisegna a misura di due, i due soci fondatori del genere umano.

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