Gran parte delle famiglie italiane in questi mesi estivi hanno dovuto fare i conti con l’aumento dei prezzi e con la conseguente diminuzione del loro potere d’acquisto. Ma inflazione e caro energia rischiano di continuare a colpire i bilanci famigliari anche nei prossimi mesi, ancor più guardando ai dati che ci raccontano di un Paese la cui economia cresce poco e che rischia la recessione.
Le cause di questa situazione sono diverse, legate allo stato delle grandi economie, alle politiche monetarie e soprattutto alle conseguenze del Covid prima e della guerra in Ucraina ora. Non è, quindi, responsabilità del Governo la crescita dell’inflazione e il caro vita ma, certamente, al di là della retorica con cui quotidianamente viene esternata la vicinanza alle famiglie e la volontà di aiutarle in questa contingenza, non solo non sono in campo sostegni significativi ma, anzi, si fanno scelte che aumentano il costo della vita.
Basta fare tre esempi. Il primo ha segnato l’estate e le vacanze di chi le ha fatte ed è il caro carburanti, con il prezzo stabilmente attorno, se non sopra, i due euro. Durante una precedente fiammata del prezzo della benzina, l’allora governo Draghi aveva tolto temporaneamente le accise, le tasse che gravano sui carburanti e che pesano molto sul prezzo, per contenerne il costo e aiutare chi deve usare l’auto. Questo governo, sostenuto da forze che in campagna elettorale avevano, a prescindere, promesso l’abolizione di quelle tasse, si è rifiutato di intervenire e ha lasciato le accise, contribuendo così agli aumenti che hanno pesato e pesano sui bilanci famigliari.
Il secondo è un esempio che riguarda la nostra Regione, che ha deciso di aumentare i biglietti del trasporto pubblico locale. Un altro importante capitolo di spesa per tante famiglie il cui costo più elevato si aggiungerà agli altri aumenti. Aumenterà il costo dei biglietti di Trenord ma non quelli dei trasporti milanesi, perché il Comune ha deciso di non gravare ulteriormente sui bilanci delle famiglie. Sono due scelte diverse: di fronte a costi aumentati, la Regione ha deciso di scaricarli sui cittadini mentre il Comune di Milano non aumenta il biglietto e se ne fa carico.
Il terzo esempio è un grande tema che, sempre di più, rischia di compromettere la possibilità, soprattutto per i più poveri, di potersi curare. Le interminabili liste di attesa fanno sì che molti, per potersi curare, debbano pagare mentre chi non può è costretto a rinunciare. Anche su questo servono scelte chiare se si vuole salvaguardare il sistema sanitario pubblico e universalistico. La strada non può essere quella delle cure che, per essere ottenute, devono essere pagate due volte, con le tasse e poi, per ricorrere ai privati o alle graduatorie, per solventi. Né può essere quella richiamata dalla creazione di un Pronto Soccorso a pagamento fatta a Bergamo, che rende evidente il rischio di intraprendere una direzione in cui le cure ci sono ma solo per chi può pagarsele. Il sistema sanitario, in questi anni, ha dovuto far fronte con risorse immutate agli aumenti dei costi energetici e all’inflazione. Significa aver ridotto le risorse da destinare al funzionamento della sanità stessa. Se si vuole rilanciare la sanità pubblica per tutti serve un investimento consistente nella prossima legge di bilancio, almeno 10 miliardi in più e questo sarà un banco di prova importante per il Governo.
Insomma, di fronte al caro vita e alla perdita di potere d’acquisto delle persone, prima delle parole e delle promesse, serve che le istituzioni, a ogni livello, facciano scelte coerenti a partire dal garantire i servizi essenziali senza ulteriori aggravi per i cittadini.


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