“ ‘Conto che il 2 davanti non lo si vedrà più’ aveva dichiarato a febbraio il ministro Salvini, garantendo che il governo sarebbe prontamente intervenuto nel caso in cui il prezzo dei carburanti avesse superato i 2 euro al litro.
Questa soglia è stata largamente sorpassata ma degli interventi promessi non c’è traccia nè annuncio.
Secondo alcune stime l’extragettito tributario dei rincari ferragostani supererebbe i due miliardi di euro.
Il governo dovrebbe spiegare agli italiani cosa ha intenzione di fare.
Il ministro Urso si limita a monitorare la situazione, compiaciuto per l’efficacia (a suo dire…) dell’obbligo a carico dei benzinai di esporre un cartello con i prezzi medi dei carburanti, introdotto dal governo a gennaio ed entrato in vigore da poche settimane.
Ma è un’efficacia che i cittadini non stanno minimamente avvertendo, perché gran parte degli annunci del governo si sono rivelati pura propaganda o sono semplicemente rimasti sulla carta.
Che fine ha fatto l’app pubblica che era prevista dal decreto trasparenza (art. 1, comma 3 bis del decreto legge n. 5 del 2023) per informare gli italiani sull’andamento dei prezzi dei carburanti?
Che fine ha fatto la norma sull’accisa mobile prevista sempre dal decreto trasparenza (art. 2) e che dovrebbe scattare in caso di aumenti sopra determinate soglie per contenere i prezzi dei carburanti?
Che fine ha fatto il bonus per ridurre il costo degli abbonamenti per il trasporto pubblico, introdotto nel 2022 dal governo Draghi su proposta del ministro Orlando?
Il governo Meloni lo ha prorogato per il 2023 (art. 4 del decreto legge trasparenza) ma tagliando di un terzo lo stanziamento e la platea degli aventi diritto, e proprio in questi giorni i fondi a disposizione si sono esauriti.
Rifinanziare questa misura riportando la soglia di reddito per avere diritto al contributo da 20 mila a 35 mila euro, il livello precedentemente in vigore, costerebbe poche decine di milioni di euro ma darebbe una mano concreta a centinaia di migliaia di famiglie che avevano ottenuto il bonus con il governo Draghi e che con il governo Meloni l’hanno perso”. Così su Facebook il senatore del Pd Antonio Misiani, responsabile economico del Pd.


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