“L’attuale vicepremier Di Maio è andato avanti per anni parlando di un’Italia sull’orlo del baratro finanziario e ancora nei giorni scorsi Di Maio è tornato alla carica accusando i promotori del Jobs act di essere “assassini politici” e il PD di avere messo il Paese in ginocchio. Quelle di Di Maio sono menzogne. Nel 2013, cinque anni fa, l’economia italiana era in recessione: diminuiva il PIL, scendevano i consumi, crollavano gli investimenti e l’occupazione. I conti pubblici erano molto preoccupanti: il deficit sfiorava il 3 per cento e il debito era in forte aumento, nonostante una pressione fiscale al massimo storico. Quattro anni dopo la situazione è nettamente cambiata. L’eredità della crisi continua a pesare: povertà, disoccupazione e disuguaglianze rimangono problemi drammatici, ma l’economia, però, nel 2017 è cresciuta per il quarto anno di seguito: sono tornati a crescere il PIL, i consumi e ancor di più gli investimenti e le esportazioni.
Meno tasse ma anche meno deficit. Meno spesa corrente e debito in calo. Una credibilità che ha ridotto lo spread da 270 (29 aprile 2013, all’avvio del governo Letta) a 131 e ci ha permesso di negoziare in Europa spazi di bilancio importanti.
Ora tocca a Lega e M5S che nei prossimi giorni dovranno scoprire le carte sulla manovra di bilancio.
Il caos degli annunci ha indebolito la nostra credibilità e ci costerà caro. Il deficit in sé non è per noi un feticcio. Il punto è quanto se ne fa e come lo si usa. Se viene usato in modo intelligente, per finanziare gli investimenti pubblici, la ricerca e l’istruzione, può mettere in moto un meccanismo virtuoso.Se verrà sprecato per diminuire le tasse ai ricchi e regalare reddito a chi non ne ha bisogno, l’Italia sarà più indebitata e più fragile. Se farete il condono e taglierete la sanità, la vostra non sarà una manovra del popolo. Sarà una manovra ingiusta”. Così il senatore Antonio Misiani, capogruppo Pd in commissione Bilancio, è intervenuto in aula al Senato nella discussione sull’assestamento di Bilancio.