Interrogazione Pd al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell’economia e delle finanze, al Ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il PNNR

“L’ultimo intervento statale per sostenere il comparto siderurgico italiano risale a qualche mese orsono, con il decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 marzo 2023, n. 17, che, al fine di assicurare la continuità del funzionamento produttivo dell’impianto siderurgico di Taranto ex ILVA, garantisce che possano proseguire le misure di rafforzamento patrimoniale già previste per lo stabilimento di interesse strategico nazionale, anche in costanza di provvedimenti di sequestro o confisca degli impianti. A fine gennaio Invitalia ha potuto investire 680 milioni di euro in Acciaierie d’Italia, che gestisce lo stabilimento siderurgico, così da permettere, oltre che di fronteggiare la situazione debitoria nei confronti dei fornitori di materie prime e di energia, investimenti di natura industriale finalizzati alla crescita produttiva e occupazionale. La situazione dello stabilimento siderurgico resta nonostante questi interventi estremamente complicata e non si attenuano le tensioni in Acciaierie d’Italia Holding S.p.A. tra socio pubblico e privato (Arcelor Mittal) in merito alla sua gestione.
In particolare, risultano di difficile comprensione alcune scelte operate dall’amministratrice delegata, Lucia Morselli, sia in merito al continuo ricorso alla cassa integrazione – che
contrasta con la previsione di un innalzamento in corso d’anno dei livelli produttivi e l’annuncio di nuovi ordini e con la ripartenza dell’Altoforno 2 e che interessa anche personale della manutenzione col rischio di incidenti e maggiori emissioni inquinanti – sia alla sua opposizione alla costruzione degli impianti di DRI d’Italia, società di Invitalia che dovrebbe
produrre il “pre-ridotto” di ferro (Direct Reduced Iron) che permette di alimentare i futuri forni ibridi elettrici degli impianti di Taranto, ridurre le emissioni e garantire così il primo passo del piano di decarbonizzazione che dovrebbe concludersi in dieci anni; il contrasto tra socio pubblico e privato si è dunque acuito.
Ricordo che la società DRI d’Italia fa parte di un programma di investimenti per il tramite dei quali si intende favorire la transizione ecologica della siderurgia italiana, permettendo di rafforzare l’investimento nella ex-Ilva. L’avvio del programma era previsto per il giugno di quest’anno, cosicché la volontà espressa dall’amministratrice delegata di Acciaieria d’Italia di procedere in autonomia rischia di mettere a repentaglio un progetto consistente, viste anche le risorse stanziate per DRI (circa un miliardo sui due destinati dal PNRR all’hard to abate), nonché l’evidente vantaggio in termini economici e anche ambientali che ne sarebbero scaturiti, anche per l’ex Ilva.
La gravità della situazione dello stabilimento siderurgico di Taranto e i contrasti tra Arcelor Mittal e il socio pubblico sembrano riflettere la scarsa volontà del socio privato di rilanciare la produzione e ancor meno di trasformare l’acciaieria in un sito siderurgico green, rinfocolando i timori che l’acquisto compiuto da Arcelor Mittal nel 2017 sia stato motivato più dal tentativo di ridimensionare il settore siderurgico italiano che rimettere in sesto l’impresa. Aggiungo che l’accordo di programma con la Regione Puglia e il Comune di Taranto, annunciato tra gennaio e febbraio scorso dal Ministro delle imprese per disciplinare il cronoprogramma degli investimenti industriali per la riconversione green e le iniziative funzionali a rilanciare il territorio, risulta ad oggi lettera morta.
Per questi motivi ho presentato una interrogazione ai ministri competenti per sapere: ‘quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo in merito alla vicenda relativa alla produzione di “pre-ridotto” e all’evidente contrasto tra interessi pubblici e privati che essa comporta; quali conseguenze produttive ed occupazionali sullo stabilimento siderurgico di Taranto risultano dalle scelte operate dall’AD di Acciaierie d’Italia sul ricorso intensivo alla cassa integrazione nonché dai contrasti con DRI D’Italia, e quali interventi di propria competenza i Ministri in indirizzo intendano porre in essere affinché produzione e occupazione non ne siano danneggiati; se si intenda procedere e in quali tempistica alla modifica dell’assetto azionario di Acciaierie d’Italia, anche al fine di garantire il settore siderurgico italiano, i livelli occupazionali dell’area di Taranto e la completa decarbonizzazione degli impianti, anche ai fini della tutela della salute e dell’ambiente; quale sia lo stato dell’arte dell’accordo di programma annunciato da alcuni mesi e quali urgenti azioni i Ministri in indirizzo intendano porre in essere al fine di garantire che esso sia attuato’ “. Così il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Pd.


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