Antonio Misiani, responsabile economia Pd della segreteria Schlein, chiede che il governo vada in Parlamento per rispondere dell`operazione Mps-Mediobanca. «Non si è mai vista una concentrazione di potere del genere nella storia italiana».
Misiani, mettiamo un attimo da parte il giudizio verso il governo. Come vedete l`ipotesi di fusione?
«Le aggregazioni bancarie vanno giudicate con spirito laico. Vanno bene se producono valore, occupazione, se hanno senso dal punto di vista industriale e finanziario. Ciò detto, in questo caso ci preoccupano le critiche che molti analisti fanno alle caratteristiche di un`operazione che aggrega una banca commerciale con una d`affari, con un predatore più piccolo della preda e sinergie tutte da dimostrare. Non è un caso che la reazione dei mercati sia stata negativa. Con un paradosso: ieri in Borsa lo Stato ha perso settanta milioni, Caltagirone e Delfin ci hanno guadagnato».
Matteo Salvini dice che il Pd non può dare lezioni, che con voi al governo Mps era moribonda.
«Salvini farebbe meglio a occuparsi di treni e autobus, il core business del ministero che gestisce malamente. Fossi in lui eviterei di mettere il cappello su una banca risollevata da un manager voluto da Mario Draghi (Luigi Lovaglio, ndr) contro il suo parere. Anche la premier non può inte- starsi molto del risanamento di Mps: ricordo che Fratelli d`Italia si espresse contro l`aumento di capitale del 2022».
E però è vero che in passato anche il suo partito è stato protagonista di eccesso di interventismo. E` consegnata alla storia un`intercettazione di Piero Fassino con l`allora numero uno di Unipol Giovanni Consorte a proposito della scalata a Bnl: “Abbiamo una banca”.
«Di fronte alle parole di Salvini e di altri esponenti del governo queste obiezioni fanno sorridere. Se noi avessimo fatto un decimo di quel che stanno facendo loro, saremmo stati massacrati».
Cosa stanno facendo?
«Invece di fare l`arbitro, il governo è parte attiva di una concentrazione di potere finanziario mai vista nella storia di questo Paese. Mi riferisco a fatti precisi. Il primo: l`articolo 12 della legge Capitali approvato per fare un favore ai finanzieri vicini al governo nell`eterna contesa su Generali, e che ostacola la presentazione di liste promosse dai consigli di amministrazione degli organi societari. Il secondo: il parere negativo sull`offerta pubblica di Unicredit su Banco Bpm, con argomentazioni risibili di sovranismo finanziario. Adesso il parere positivo a prescindere sull`operazione di Mps su Mediobanca. Due pesi e due misure senza mai spiegare a quale disegno industriale e di tutela del risparmio stiano pensando, ammesso che lo abbiano».
I difensori di quella norma dicono che le regole erano troppo a favore dello status quo nei grandi gruppi quotati.
«E allora serviva una riforma vera, non il pastrocchio che ha suscitato sconcerto nei mercati internazionali. In questo momento c`è una commissione di esperti scelti dal governo che avrebbe dovuto rimettere mano a tutta la materia. Che è successo dopo mesi? Chiedono una proroga di un altro anno, e così buttano la palla in tribuna».
Il Pd non pensa sarebbe un bene la nascita di un terzo polo italiano del credito?
«Siamo preoccupati per il futuro del nostro sistema bancario, rimesso in piedi dopo la crisi dei debiti sovrani e oggi molto più solido. Non possiamo compromettere i risultati raggiunti avallando un risiko che ha come unico obiettivo mettere le mani su Generali».
E come giudicate l`operazione Generali-Natixis? Non vi preoccupa il destino del risparmio italiano?
«L`amministratore delegato di Generali ha assunto pubblicamente una serie di impegni sulla tutela del risparmio italiano: spetta al governo verificarne il rispetto con il massimo rigore, anche prevedendo delle prescrizioni nell`ambito dell`esercizio della golden power».


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