«L`offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Bpm solleva molti interrogativi. Noi siamo da sempre per il pluralismo del sistema bancario, il duopolio non è certo un assetto ottimale», dice Antonio Misiani, responsabile economico del Pd. Una posizione che, a sorpresa, non sembra lontana da quella del centrodestra. Dopodiché «la reazione di Salvini è assolutamente scomposta», accusa il senatore dem. Pronto «a chiamare il ministro Giorgetti in Parlamento per capire cosa vuol fare il governo, che su questa vicenda è arrivato tardi e male».
Nella maggioranza c`è forte irritazione, da tempo caldeggiava la fusione fra Bpm e Monte dei Paschi: adesso non rischia di saltare?
«Beh sì, credo che se andrà in porto l`operazione di Unicredit la fusione fra Bpm e Mps sfumerà e la formazione del terzo polo bancario verrà soffocata nella culla. Un disegno che peraltro il governo non ha mai spiegato al Parlamento, mai ci ha informato su cosa intendesse fare. Noi abbiamo solo letto sui giornali di acquisizioni di quote Mps da parte di due grandi finanzieri non ostili all`esecutivo come Caltagirone e Milleri, ma senza sapere perché».
Salvini lo dice chiaro: «Unicredit è una banca straniera, non vorrei che l`accordo salti per fare una favore ad altri». A chi?
«Bisognerebbe chiederlo a lui. Di sicuro definire Unicredit una banca straniera è surreale, specie se detto da un vicepremier che applaudiva quando Orcel voleva comprare la tedesca Commerzbank. Ricordo che Unicredit è una banca con sede legale a Milano e ha lanciato un`Ops nei confronti di un`altra banca con sede legale a Milano. Parlare da sovranisti, in questo caso, è ridicolo. Più serio è interrogarsi sui riflessi sistemici in un Paese in cui esiste un duopolio bancario che rischia di uscire rafforzato, mentre sarebbe meglio andare nella direzione di un maggiore pluralismo».
Il ministro del Tesoro evoca il golden power, si può fare?
«Mah, non ne sarei tanto sicuro. Ma evocarlo senza prima accertarsene dà l`idea dello sbandamento e dell`improvvisazione del governo. Finora il golden power è stato esercitato per salvaguardare asset strategici da acquisizioni promosse dall`estero. Mai in casi del genere. E forse un motivo ci sarà».
Sulle diffidenze della destra pesa il fatto che presidente di Unicredit è Pier Carlo Padoan, ex deputato Pd?
«Attenzione, noto sfumature molto diverse tra le reazioni esagitate della Lega e quelle più prudenti di Fratelli d`Italia e Forza Italia. Io penso che la vicenda professionale del presidente di Unicredit debba essere irrilevante: mi auguro che non ci siano pregiudizi ideologici».
Sempre Giorgetti dice che si tratta di una mossa comunicata e non concordata con il governo. Bisognava concordarla?
«Il fatto che il ministro non sia stato informato dimostra la sua irrilevanza. Detto ciò, siamo in un`economia di mercato, non spetta al governo autorizzare queste operazioni. Hanno una concezione ben strana della libertà del sistema economico nelle democrazie occidentali. Ci sono competenze precise di Bce, Consob, Antitrust e Bankitalia, vanno rispettate».
Il governo è per l`interventismo di Stato. E il Pd?
«La loro è una postura figlia della volontà di comando di una destra che ha occupato tutte le postazioni di potere e ritiene di avere il diritto di decidere cosa si può fare e cosa no nella finanza come nell`industria. Una concezione proprietaria che rende l`Italia un Paese inaffidabile, ostaggio dei capricci dell`esecutivo».


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