Oggi a Roma il dipartimento infrastrutture del Partito democratico insieme ai gruppi parlamentari ha organizzato un proficuo e intenso momento di confronto con il mondo dei lavoratori dei porti e con i rappresentanti delle categorie del modo portuale simpatizzanti del PD.
All’iniziativa hanno partecipato delegazioni dei lavoratori portuali da tutta Italia, rappresentanti delle associazioni sindacali e datoriali, amministratori locali e parlamentari.
Secondo Antonio Misiani, responsabile Infrastrutture della Segreteria nazionale PD, “lo scopo dell’incontro è stato quello di confrontarsi per elaborare una proposta politica del PD sulla portualità italiana e portarla al centro dell’agenda politica, attraverso una iniziativa parlamentare. L’economia mondiale sta vivendo una grande trasformazione e così anche il trasporto marittimo, con la forte concentrazione delle compagnie di shipping e con la tendenza degli armatori a controllare l’intera catena logistica”.
“E’ stato un confronto costruttivo e ricco di spunti – ha osservato la vicecapogruppo PD alla Camera, Valentina Ghio – a partire dal tema della annunciata riforma dei porti, alla questione della salvaguardia del lavoro portuale con particolare riferimento ai salari, al tema del modello industriale dei porti e della normativa sulle concessioni.
A questo seminario seguiranno incontri nei vari territori per sviluppare proposte e iniziative politiche ai vari livelli. Il sistema dei porti e i lavoratori del settore costituiscono una risorsa importante e fondamentale che il Pd intende, con le proprie proposte, valorizzare”.
Davide Gariglio, capogruppo PD nella Commissione Trasporti Camera nella scorsa legislatura, ha sottolineato come per il PD sia necessario preservare sia l’attuale regolamentazione del mercato portuale sia la natura delle Autorità portuali di ente pubblico non economico. Parimenti è necessario rafforzare il ruolo di governo nazionale della portualità, attraverso il Ministero dei Trasporti e attraverso un soggetto nazionale che dia attuazione alle scelte politiche governative.
Gli intervenuti hanno sottolineato la netta contrarietà del cluster portuale all’introduzione di forme di autonomia differenziata all’interno del settore portuale. E’ stata anche evidenziata l’esigenza di porre una regolamentazione al fenomeno delle concentrazioni delle proprietà dei terminals portuali e alla progressiva integrazione verticale, che porta in capo alle imprese dell’armamento il controllo dell’intera filiera logistica nazionale.


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