‘Celodurismo alla fiorentina o leadership vera?’. Se lo chiede oggi sul suo sito il presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti, commentando le parole di Matteo Renzi sulle riforme costituzionali.

‘L’Italia e il mondo – continua Mucchetti – hanno problemi ben più seri della riforma del Senato, e il segretario-premier, reduce dall’Asia, domani farà bene a volare alto all’assemblea del Pd. E tuttavia, da Pechino, Matteo Renzi ha trovato il tempo per un ringhio: chi ha il 41% dei voti non lascia l’Italia a Mineo. Bum! Che macho! E il fido Guerini rincara la dose rivolto ai 14 senatori autosospesi: quella è la porta. Caspita, che garbo!’.

Secondo il presidente della commissione Industria di palazzo Madama: ‘In realtà, siamo all’ennesima manipolazione dell’opinione pubblica. Leggetevi Lucia Annunziata sull’Huffington Post. Si interpreta il risultato elettorale delle europee come se fosse una delega in bianco a fare qualsiasi cosa. Si riduce una posizione di merito condivisa da un buon numero di persone dentro il Pd (e da un ampio schieramento parlamentare, forse dalla maggioranza del Senato) all’opinione di una persona sola. Che essendo sola potrà essere spacciata come un pò matta, o forse interessata, comunque trascurabile’.

‘Si criminalizza il dissenso raccontandolo come un freno alle riforme – sottolinea Mucchetti – quando invece, è uno sprone a fare meglio e di più sui costi, sulle funzioni e sul grado di democraticità del Parlamento. Si evita il confronto ragionato nel merito enumerando in sua vece, assemblee numerose quanto generiche, che iniziano con la rituale, generica introduzione del Capo, lunga come un comizio di Fidel Castro, e proseguono con mini-interventi dei fedeli e degli eretici e si concludono con prese di posizione sui paletti. Ma ve la immaginate la Commissione dei 75 della Costituente che ragiona sui paletti…. No. Ma il gioco, che declassa le Camere a mera rappresentazione della dittatura delle maggioranze partitiche, funziona alla perfezione. Perché la classe politica tradizionale ha fallito e il nuovo non ha ancora avuto il tempo di fallire, e dunque ora rappresenta una speranza a prescindere dal merito’.

‘Il merito dovrebbe essere controllato dai giornali e dalle tv. Ma che cosa volete che controllino mai i giornali quando dipendono dalla ripartizione dei fondi per l’editoria fatta a palazzo Chigi. Qualche rara, avvertenza critica negli editoriali e poi cronache addomesticate. E che cosa volete mai che facciano i telegiornali ridotti a mere registrazioni senza indagini e i talk show dove l’ospite, se è un leader che fa audience, può scegliersi i giornalisti più comodi?’. Così conclude il Senatore.


Ne Parlano