TELECOM ITALIA, CHE TRISTEZZA!
Tutti danno per fatta l`acquisizione di Telecom Italia da parte di Telefonica quando, invece, l`operazione è tutta da fare. Il premier Enrico letta dice: «Vigiliremo, ma si tratta di un`azienda privata». Come titolo va bene. Ma il tema? Per svolgerlo bene, ci vogliono chiarezza di vedute, senso della dignità di un Paese chiamato Italia e visione industriale. D`altra parte, la volta scorsa il capo di Telefonica, Cesar Aliena, si recò in visita da Silvio Berlusconi e da altri maggiorenti.  
Quella volta, constatata la perplessità del governo, non insistette nei suoi progetti di fusione con Telecom Italia. Questa volta il manager spagnolo ha raggiunto un accordo notte tempo. Verrà a raccontare qualcosa a palazzo Chigi o si farà solo vigilare? Telefonica non porta soldi in Telecom Italia. I debiti ereditati dalla gestione Tronchetti, e ridotti solo in una misura ancora insufficiente dalla gestione Bernabé, restano lì. Telecom può galleggiare fino a quando la stretta di questa cieca regolazione europea non l`avrà soffocata e i morsi degli «over the top» (le varie Google, Amazon e così via) non l`avranno spolpata. La presa del potere da parte di Cesar Alierta, da sempre contrario a un aumento di capitale che ponga rimedio agli errori dei vecchi azionisti, non risolve nessuno dei problemi reali dell`azienda e meno mai fornisce i mezzi per gli investimenti nella banda larga di cui tanto di parla e si sparla. Questo, a un governo che dichiara di voler fare politica industriale e di voler realizzare un`Agenda Digitale, dovrebbe essere ben chiaro.Telefonica non solo non aiuta, ma farà dei danni. La sua presa del potere in Telecom è subordinata all`autorizzazione a crescere da parte delle autorità Antitrust di Brasile e Argentina. Nei due Paesi, Telefonica ha sue attività in concorrenza con quelle di Telecom. Prima di completare l`operazione appena avviata, Alierta dovrà accordarsi con i regolatori e i governi sudamericani su come e a chi vendere Tim Brasil e Telecom Argentina. Non a caso l`acquisizione delle azioni con diritto di voto in Telco, la holding che controlla Telecom Italia, avverrà dopo questa intesa. Che toglierà a Telecom Italia i mercati del domani. Da cui ricavare risorse anche per noi. Ma l`accordo tra Telefonica e i suoi partner di Telco (Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca) danneggia anche il mercato finanziario. Alierta promette 1,09 euro per azione ai suoi sodali, il doppio delle quotazioni correnti. Per il 78% dell`azionariato non è previsto nulla. Il passaggio del controllo avviene senza Opa. Non è la prima volta. Era già accaduto quando la lussemburghese Bell (Colaninno, Gnutti, Consorte e gli altri «capitani coraggiosi») vendettero a Pirelli e Benetton e quando poi Pirelli vendette a Telco. Ma questa non è una buona ragione per ripetersi. Se la si lascia passare così, senza nulla tentare, smettiamola poi di criticare il capitalismo di relazione. Che cosa è possibile fare? La Consob dovrebbe dichiarare Telco azionista di controllo di Telecom. Ne deriverebbero conseguenze interessanti. Ragionando sulla sostanza, l`accertamento del controllo dovrebbe essere ovvio. Basta guardare ai prezzi della transazione Telco. Ma le forme sono importanti. E allora vediamole. Quando Tronchetti conferì le azioni Telecom di Pirelli nella holding Olimpia, progenitrice di Telco, si pose il problema se Olimpia controllasse Telecom, e dunque dovesse consolidarne i conti, o se non la controllasse. Tronchetti, duce di Telecom, disse alla Consob che la «sua» Olimpia non la controllava. E il collegio presieduto da Lamberto Cardia prese tempo. Vediamo se nelle prossime assemblee Olimpia nomina gli amministratori e, insomma, comanda. In quel caso si dichiarerà il controllo con le conse- guenze del caso. Da allora né per Olimpia né per Telco è stato fatto il rendiconto delle loro infinite vittorie assembleari. Ma ora la Consob di Giuseppe Vegas può tirare una riga e fare le somme. Telefonica e i suoi partner hanno sottoscritto un nuovo patto di sindacato. Lo devono pubblicare e presentare alla Consob, perché esso coinvolge una società quotata, Telecom Italia. È quella l`occasione per chiarire se Telco ritiene di esercitare il controllo di fatto su Telecom oppure no. E starà alla Consob verificare la congruità del chiarimento. Se, come credo, la Consob dichiarerà il controllo di fatto, Telco dovrà consolidare Telecom e Telefonica dovrà, probabilmente, consolidare la controllata Telco diventando un monstrwn con 106 miliardi di debiti. Gli analisti chiederanno, Alierta risponderà. Lo statuto di Telecom Italia ancora assegna al governo italiano unagoldenshare. I diritti speciali connessi a quest`azione sono stati ridefiniti nella primavera del 2012 dal governo Monti. Manca il regolamento le comunicazioni, pur compreso dalla legge. Che cosa aspetta il governo a vararlo? Che i buoi siano scappati dalla stalla? In quel regolamento si dovrà dire quali sono le risorse strategiche delle aziende di telecomunicazioni. La rete in rame? Quella in fibra ottica? I router? I collegamenti internazionali? Lo si precisi e su questo si parli con i «padroni» di Telecom con la dignità del governo di un grande Paese. E si valuti quanto il cambio del controllo azionario possa o non possa incidere. Cambio, lo ripetiamo, che è lungi dall`essere perfezionato. E qui non c` èlapassivity rule che bloccava le difese di chi era oggetto di un`Opa ostile. L`Opa, appunto. Se Telefonica o chiunque altro vuole Telecom, si accomodasse a fare un`Opa, meglio se per cassa. Ma l`Opa obbligatoria scatta solo quando il nuovo «padrone» superi la soglia del 30%: se la aggiusta nella Telco, che ha il 22,4%, niente Opa obbligatoria. Siccome un po` di tempo c`è, in attesa che gli antitrust sudamericani liberino telefonica dai suoi vincoli, il governo potrebbe varare un decreto che migliori la legge sull`Opa a favore degli azionisti di minoranza. Come? Aggiungendo alla soglia bruta del 30%, una seconda soglia legata al superamento della partecipazione che dà il controllo di fatto ovvero al cambio di maggioranza all`interno di questa stessa partecipazione. Nel caso di Telecom, con tale miglioria, l`Opa obbligatoria scatterebbe sia se un soggetto o un`alleanza di soggetti superasse il 22% di Telco sia se dentro Telco cambiasse la maggioranza, come l`accordo di ieri lascia presagire. Un`idea macchinosa? Gli ultimi che potrebbero lanciare una simile accusa sarebbero gli spagnoli, perché questa doppia soglia è esattamente la regola in vigore a Madrid. Fatto tutto questo, ricominceremo a parlare della rete e del- le questioni regolatorie a questa connesse. Con la calma dovuta, perché c`è una regolazione europea da riformare e una signora Kroes da convertire a non danneggiare l`industria del vecchio continente a favore di quella americana. Ipotizzare scorpori che poi non accadono (come dimostra la tiritera infinita tra Agcom, Bernabé, il fondo F2i e la Cassa depositi e prestiti) per dare via libera a Telefonica – e dare questo via libera a queste scandalose condizioni – sarebbe una fuga dalle proprie responsabilità nazionali.

Ne Parlano