Qualunque sia il futuro della politica economica dopo le elezioni tedesche, l`Italia ha interesse fin d`ora a riorientare verso la crescita taluni, importanti flussi finanziari che oggi prendono altre strade. Uno di questi flussi è formato dai 12 miliardi versati ogni anno ai fondi pensione. La raccolta teorica massima di questi fondi potrebbe superare i 40. Per tante ragioni, una tal cifra resterà teorica. Ma è certo che il fiume s`ingrossa. Oggi il patrimonio cumulato degli oltre 500 fondi pensione si aggira sui 100 miliardi. Ma questo stock dà un contributo irrisorio all`economia nazionale.
Secondo il Rapporto sullo stato sociale 2013, curato da Felice Roberto Pizzuti per il Criss della Sapienza di Roma, oltre il 70% delle risorse dei fondi pensione negoziali, i più legati alle aziende, viene investito all`estero per bilanciare i rischi Paese, il resto va in titoli di Stato, solo lo o,8% ín azioni dí società italiane. È presumibile che i fondi di matrice assicurativa non rischino di più sulla Borsa italiana. Per quanto siano autorevoli le cattedre da dove si predica la religione dei fondi, la realtà è quella che è. E allora vale la pena di azzardare un ripensamento. Non per cancellare la previdenza integrativa privata, ma per offrire una scelta in più alle persone e un sostegno al bilancio pubblico e al sistema economico in generale. Ne scrissi da giornalista sul ‘Corriere’ e ne parlai con lo stesso Pizzuti in occasione di un precedente Rapporto del Criss trovando l`incomprensione delle confederazioni sindacali, lo scetticismo della Confindustria di allora e il prudente interesse dell`Inps. Era un`altra Italia. Stamane ci rivediamo alla Sapienza e torneremo sulla nuova chance alla presenza del ministro del Welfare, Enrico Giovannini, dell`ex ministro Fabrizio Barca, dei leader sindacali Susanna Camusso, Luigi Angeletti e Maurizio Petriccioli nonché del vicepresidente della Confindustria, Aurelio Regina.
In che cosa consista questa nuova chance è presto detto. Confermata la facoltà di aderire a un fondo pensione negoziale o a un piano assicurativo privato ovvero la possibilità di non aderire a nulla, si dovrebbe offrire alle persone la chance di versare all`Inps la stessa cifra, per gli anni in cui ciascuno lo ritenga possibile e conveniente. Nel caso dei fondi negoziali, può essere accantonato il Tfr più 1`1-1,5% da parte del dipendente e altrettanto da parte del datore di lavoro. Nel caso dei fondi privati non c`è il contributo da parte aziendale e tuttavia, grazie alla forte opera promozionale delle assicurazioni, proprio questi fondi vantano le dinamiche più pronunciate.
Ebbene, nel momento in cui l`Inps adotta in pieno il metodo contributivo, acquista una sua logica l`idea di consentire la facoltà – non l`obbligo, lo ripetiamo – di destinare alla propria posizione pensionistica pubblica un risparmio previdenziale integrativo. Toccherà all`Inps e al governo garantire a questa nuova chancelapar condicio, fiscale e non solo fiscale, con i fondi. Alle aziende che si trovassero private del Tfr, andrebbero garantite linee di credito adeguate con un contributo pubblico sugli interessi così da ridurre gli oneri finanziari alla rivalutazione del Tfr.
Offrire una simile scelta avvicinerebbe al risparmio previdenziale una parte di quanti, pur avendo del reddito da accantonare, non si fidano deí fondi pensione e credono che, memori del fallimento del colosso assicurativo americano Aig e delle malversazioni del secondo gruppo assicurativo privato italiano, l`Inps sia più sicura di qualsiasi compagnia privata. Al tempo stesso, la massa contributiva aggiuntiya che affluirebbe all`Inps sarebbe conteggiate tra le entrate pubbliche. Se l`Inps facesse un po` di marketing, potrebbero arrivare parecchi miliardi l`anno a fronte di uscite minime per il citato contributo in conto interessi alle imprese. L`Inps, che è cogestito da datori di lavoro e sindacati, non avrebbe costi aggiuntivi rilevabili, mentre il bilancio pubblico riacquisterebbe un po` di flessibilità.
 Sull`altro versante, le grandi emittenti pubbliche e private le migliori corporation, la Cassa depositi e prestiti che ha avviato forme di raccolta non garantita dallo Stato – potrebbero offrire ai fondi pensione, che continueranno a esistere, emissioni di lunghissimo periodo legate a opere particolari così da coprire analoghe scadenze dei fondi medesimi e da riportare in Italia almeno una parte dell`ingente stock oggi investito all`estero.

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