Al direttore – L`inchiesta sui rapporti tra il costruttore Bulgarella e il banchiere Palenzona e quella sulla corruzione in Campidoglio aprono una questione delicata. In entrambi i casi la magistratura non ha guardato in faccia a nessuno. Ottimo. Ma c`è un grande ma: mentre su Mafia Capitale i pm di Roma risultano convincenti, al di là della querelle sulla scelta di estendere la qualifica mafiosa a ogni forma di criminalità organizzata, nel caso del presunto favore creditizio che Unicredit, sospinto dal vicepresidente, avrebbe reso all`imprenditore siciliano in presunto odor di mafia, i pm e il gip di Firenze convincono molto meno. Anzi, sabato 31 ottobre, il Tribunale del riesame ha annullato il decreto di perquisizione degli uffici di Palenzona e del suo collaboratore Roberto Mercuri. Nelle motivazioni, il Riesame tende addirittura a smontare l`intera inchiesta laddove osserva che la mera elencazione di ipotesi di reato non supportata da alcun fatto non funziona. Il caso Palenzona ha peculiarità tali da renderlo un unicum e il suo esito costituisce l`ultimo anello di una catena di buchi nell`acqua fatti da molte inchieste giudiziarie sulla finanza le quali, tuttavia, tengono banco sui media alimentando le solite analisi sugli immancabili ‘poteri forti’ e infliggendo danni reputazionali reali alle persone e alle imprese non di rado favorendo rivali e concorrenti. Ne ricordo alcuni. L`inchiesta sull`Opa di Unipol su Bnl. Il governatore Antonio Fazio è stato crocifisso ma alla fine è stato riconosciuto innocente. Con lui Gianni Consorte, l`allora capo della compagnia assicurativa bolognese. Alla fine, e cioè dopo anni. Nel frattempo Bnl era andata a Bnp Paribas. Senza quell`inchiesta i francesi non l`avrebbero mai presa. E che dire dei fondi neri di Finmeccanica e delle tangenti che avrebbe pagato alla Lega in relazione a una fornitura di elicotteri all`India? Inchiesta archiviata, ma dopo un tempo abbastanza lungo da costringere l`azionista pubblico a mandare a casa il capo azienda indagato, Giuseppe Orsi, per attenuare il danno reputazionale che nel mentre pativa l`azienda, salvo vedere poi assolto da tutto il povero Orsi. Indimenticabili le accuse all`amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, per aver siglato un pezzo di carta che riassumeva le pretese di Salvatore Ligresti in procinto di vendere la Fonsai a Unipol: accuse archiviate. O, per restare in ambito Unicredit, che dire dell`inchiesta Brontos che si concluse con la piena restituzione dell`onore insidiato del banchiere Alessandro Profumo? L`elenco potrebbe continuare, e tuttavia già questa sequenza basta a far sorgere il dubbio: seguire i flussi opachi del denaro e intercettare le conversazioni degli indagati bastano per scoperchiare le Tangentopoli vecchie e nuove, ma in materia di finanza quanto il Grande Orecchio della Giustizia ascolta basta a distinguere la ‘ciccia’ dalle ‘ossa’? Non sempre: ai magistrati – e pure ai giornalisti – servirebbero preparazione professionale e freddezza culturale per non scambiare le lucertole per draghi. Non sempre gli uni e gli altri ne sono provvisti. A questo proposito il caso Palenzona è esemplare. L`ipotesi accusatoria si fonda su due presupposti: che Unicredit abbia concesso la ristrutturazione del debito del gruppo Bulgarella; che il presunto mallevadore dell`operazione conoscesse così bene Bulgarella da sapere che era contiguo alla mafia. La ristrutturazione non risulta. Ma se anche fosse stata concessa, l`inquirente avrebbe dovuto valutarne le condizioni in comparazione con la prassi di mercato. Solo a quel punto avrebbe potuto ipotizzare favori. Ma a quel punto i pm fiorentini non arrivano. E nemmeno i giornali. Poi c`è l`odor di mafia. Se il Riesame non l`avverte, se non l`avvertono nemmeno la questura e la procura di Trapani che per decenni pagano l`affitto a Bulgarella, perché mai un banchiere di Tortona avrebbe dovuto saperne di più? Qui manca perfino il fatto a cui agganciare le ipotesi accusatorie. Ma l`inchiesta – come la guerra del maresciallo Badoglio dopo il 25 luglio – continua. Magari fino alla prescrizione così da poter dire che i ‘poteri forti’ avranno brigato per evitare il giudizio e non che il giudizio è stato evitato da chi non vuole chiudere un`inchiesta per non ammettere di aver sbagliato. Non sono un giurista. Ma i sapienti del ramo trovino il modo di scongiurare gogne immeritate. Salveranno gli innocenti e il ruolo della magistratura. Che questi buchi nell`acqua possono insidiare più di eventuali processi sbagliati all`ordinaria criminalità.

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