«Una commissione che chiude entro la fine della legislatura, non può che focalizzare l`oggetto della propria indagine, altrimenti non approderà a nulla di serio» dice Massimo Mucchetti, senatore del Pd. «D`altra parte, la commissione non può avere lo scopo di ridiscutere le scelte del legislatore, ma quello di fare luce sull`azione dì governo, Banca d`Italia, Bce e Consob sui casi più controversi».
E secondo lei quali sono?
«Etruria, le altre tre banchette, Mps, le venete. Insomma, le crisi che hanno richiesto denaro pubblico o semipubblico. Il caso Mps è il più importante. Ma sarebbe dispersivo ritornare ad Adamo ed Eva: di Mussari o di De Bustis sappiamo molto. Delle follie della Fondazione pure. Già è al lavoro la magistratura. Non si è mai capito bene invece perché si sia deciso di rimborsare i Monti bond anziché convertirli in azioni, o perché il Tesoro si sia fatto rimborsare in contanti anziché in azioni gli interessi maturati, quando la banca già agonizzava».
Decisioni prese dai governi di Monti, Letta e Renzi.
«Appunto. Niente strumentalizzazioni. Si guardi tutto. L`intervento finale dello Stato non scatta all`improvviso».
Si riferisce al fallimento della soluzione di mercato?
«Anche. Si è detto che il ministero dell`Economia aveva un piano per nazionalizzare Mps a fine primavera 2016. Lo si verifichi. E si ricostruisca come
sia stato accantonato per perseguire una sedicente operazione di mercato guidata da JP Morgan con Mediobanca e un ruolo da approfondire del fondo Atlante sulle sofferenze. Ci sono stati incontri a Palazzo Chigi. Chi c`era, chi ha organizzato, cosa si sono detti. Nessun pregiudizio. Cronaca, mi verrebbe da dire».
Non c`è il rischio che il lavoro della commissione diventi oggetto della prossima campagna elettorale?
«Sì. Ricordo la disinformazione della commissione su Telekom Serbia. Un orrore. Molto dipenderà dalla presidenza che dovrà decidere i lavori evitando gli opposti scogli della demagogia e dell`irrilevanza. Un dirigente pd mi chiese cosa pensassi dell`idea della Commissione proposta da Renzi. Gli dissi: “Fossi in lui non l`avrei fatta. Il governo rischia di spararsi nel piede”».
E sulle popolari venete cosa indagherebbe?
«I rapporti tra i consigli di amministrazione e la vigilanza italiana ed europea. E il ruolo del Fondo Atlante: sull`illusione di un Tarp (il programma Usa che nel 2008 arrivò dopo il fallimento di Lehman Brothers, ndr) in salsa tricolore con limitate risorse private, quando il fondo del governo americano per salvare le banche, e non solo, aveva risorse illimitate di origine pubblica».
E sorpreso dalla mossa di Intesa sulle Popolari Venete?
«Mi stupirei se Intesa si fosse mossa senza un avallo di massima da parte del governo e di Bankitalia. Certo, bisognerà vedere se ci sarà una forma
di supporto pubblico, o semipubblico, nell`accollarsi le sofferenze dei due istituti. La riforma non basta ad aprire il mercato alle popolari in crisi».


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