Dario Parrini, senatore del PD, è intervenuto ai microfoni
della trasmissione “L’Italia s’è desta”,
condotta da Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus.
Sul dialogo con la maggioranza. “Dobbiamo vedere se la volontà
di dialogo c’è oppure se è solo un modo per guadagnare tempo e
distogliere l’attenzione dalle brutte figure che sta facendo il
governo. Noi non abbiamo pregiudizi, aspettiamo che la premier ci
dica quali problemi si vogliono risolvere e quali strumenti
consentono di risolverli. Se invece ci sono solo dei feticci
ideologici da sventolare allora vuol dire che non c’è una vera
volontà di dialogo. Questo dobbiamo verificare. Noi del Pd
abbiamo delle proposte di cambiamento definite nella scorsa
legislatura che ci trovano tutti d’accordo. Ad esempio il modello
tedesco, il cancellierato, che consente di razionalizzare la
forma di governo parlamentare senza svuotare il ruolo del
Presidente della Repubblica così come oggi lo conosciamo. Mentre
il presidenzialismo e il premierato vanificano questa funzione
del Presidente della Repubblica. Noi dobbiamo definire bene il
perimetro della discussione. Se si vuole discutere di riforme
istituzionali bisogna sapere che non si possono fare a pezzetti.
Bisogna discutere anche sul bicameralismo, non possiamo andare
avanti col monocameralismo di fatto come siamo abituati oggi. Poi
c’è la questione della riforma elettorale, con i cittadini che
con le liste bloccate non possono scegliere i propri
rappresentanti in Parlamento. Le dichiarazioni di Tajani di ieri:
o si fa come diciamo noi o andiamo avanti da soli, non fanno ben
sperare, non mi pare l’approccio migliore. Io sono sempre
favorevole alla discussione, trovo saggio il consiglio dato oggi
da Sabino Cassese: partiamo dagli obiettivi. Non abbiamo bisogno
di stravolgere la nostra Costituzione, abbiamo solo bisogno di
una revisione”.
Sulle dimissioni di Cottarelli da senatore. “Sono molto
dispiaciuto e rattristato perché sono estimatore e un amico di
Cottarelli e perché lui ha grandi competenze. Trovo che la sua
decisione di non lasciare il gruppo, ma di lasciare il Senato sia
un atto di grande coerenza. Io ho sostenuto Bonaccini al
congresso come Cottarelli, però mi pare che nel Pd la possibilità
di portare avanti le proprie idee ci sia e penso ci sia spazio
per quelle idee liberal-demcoratiche che anche Carlo difende. Il
Pd è sempre stato un grande partito plurale in cui c’è una linea,
ma in cui si possono confrontare idee differenti”.