Ho colto con grande favore l’intervento di Fabrizio Barca che richiama un ruolo centrale dell’agricoltura. Concordo con la sua tesi. Oggi occorre la consapevolezza che serve unsalto nel futuro, con una agricoltura di nuovagenerazione. Cento anni di emigrazione, di fuga verso le città, non sono un dato contingente. Sono il riflesso dell’affermarsi di una civiltà industriale che ha preso il sopravvento sul mondo rurale. Così la marginalità si è fatta debolezza culturale, e il mestiere dell’agricoltore scarsamente riconosciuto socialmente, sempre meno un ‘mondo per giovani ‘. Per un reale cambiamento non basteranno una somma di decreti, occorre un cambio di approccio. Occorre unapolitica strategica e operativa insieme.Adesso, in questo 2014 in cui il nostro paese si deve attrezzare per accogliere il mondo in casa con l’Expo e nel quale l’export dell’agroalimentare italiano è in continua crescita, occorre decidere se si fa un salto o si fa ‘manutenzione’ dell’esistente. Bisogna decidere se le risorse europee (Pac) per la nuova fase 2014-2020 si utilizzeranno per garantire l’esistente operfar decollare sistemi imprenditoriali. Segli Entipubblici, compresi gli Enti diRicerca si razionalizzano davvero oppure si continuano a mantenere dispersioni e autoreferenza. Se per il contrasto serio al falso Made in Italy si punta a un Unico Sistema di Controllo o se si continua a operare senza una strategia unica. Se si continua ad affrontare in modo settoriale i temi legati al suolo 0 in una visione coordinata che ne arresti spreco speculazione e ne indirizzi coerentemente l’uso. Se 1 produttori, proprietari della materiaprima, si faranno finalmente protagonisti della commercializzazione dei loro prodotti o rimarranno ‘mezzadri del nuovo secolo ‘ deigrandi soggetti commerciali. L’insieme di questi temi deve farsi strategia, cultura diffusa. Unapolitica, appunto.

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