Il jobs act non era nel programma elettorale, non sono stata eletta per abolire l`articolo 18, ma per difendere i lavoratori’. Lucrezia Ricchiuti, senatrice democratica, ex vicesindaco di Desio, vincitrice delle parlamentarie, civatiana, è una dei tre (insieme a Mineo e Casson) che hanno scelto di non votare la fiducia alla legge delega sul lavoro.
‘Un problema’ vi ha definiti il premier. Lei cosa ne pensa?
Ho dato il mio contributo con gli emendamenti. Non condivido il fatto che sia stata chiesta la fiducia sul tema più importante, che è il lavoro. E non ho votato contro.
 Quindi non se ne va?
 Io sono del Pd e voglio essere del Pd.
Perché la fiducia non era votabile?
 Prima di tutto, c`è una delega non delega. Una delega deve avere una cornice costituzionale. C`è la possibilità che venga bocciata dalla Corte.
 E nel merito?
Io sto nel Pd perché uno dei valori fondanti del mio partito è la difesa dei lavoratori e degli ultimi.
Ma il segretario del suo partito è sempre stato sulle posizioni contenute nel jobs act.
 Il premier va in questa direzione. Io però mi rifaccio al programma Italia bene comune.
Quello di Bersani.
Sì.
Quali sono i punti su cui non poteva transigere?
Nell`articolo 4 dell`emendamento si parla di controlli a distanza sui lavoratori. Noi avevamo chiesto che le telecamere fossero sugli impianti. E poi c`è il fatto che adesso cambiano le regole per i licenziamenti disciplinari.
 Che succederà?
I datori di lavoro licenzieranno per apparenti motivi economici, e anche se si dimostrerà che non è così, il reintegro non c`è più.
Come ha votato sulla riforma costituzionale?
 Non ho partecipato al voto.
Lei non votò neanche la fiducia a Letta, giusto?
 Sì. Nel nostro programma non c`era l`alleanza con il centrodestra.
E a Renzi?
Sì. Non c`era Berlusconi.
Qualcuno l`ha cercata, dopo la sua scelta?
No. Abbiamo comunicato a Zanda che non avremmo votato la fiducia. Non era felice.
Guerini ha detto che questa scelta mette in discussione i vincoli di partecipazione al Pd.
Sono del Pd e mi riconosco nel programma elettorale sul quale siamo stati tutti votati.
 Nel frattempo è cambiato il mondo.
 Ma senza le elezioni.