“La proposta di legge è inquinata alle
radici da un pregiudizio discriminatorio nei confronti delle
lingue minoritarie e quindi delle stesse minoranze, altrimenti
nessuno si potrebbe opporre a inserire la lingua di Dante nella
Costituzione italiana. Il senatore Menia non vuole statuire il
dato di fatto che l’italiano è la lingua ufficiale del nostro
Paese, vuole alzare steccati contro un inesistente attacco delle
lingue minoritarie, parlate da piccolissime percentuali di
cittadini e proprio per questo da difendere”. Lo dichiara la
senatrice Tatjana Rojc (Pd), esponente della minoranza slovena in
Friuli Venezia Giulia, in merito al disegno di legge
costituzionale a firma Roberto Menia che modifica l’articolo 12
della Costituzione aggiungendo un comma che definisce l’italiano
“lingua ufficiale della Repubblica” precisando che “tutti i
cittadini hanno il dovere di conoscerla e il diritto di usarla”.
La senatrice richiama “le tutele della legge 482/1999 e la
Carta europea lingue minoritarie e regionali”, e considera
“rivelatore il riferimento al nostro confine orientale, dove
Menia rispolvera il ‘pericolo slavo’. Ma non siamo più nel
Novecento e – precisa Rojc – io stessa non potrei sopportare di
sentirmi definire ‘alloglotta’ come in certi tempi passati”.


Ne Parlano