Solo nel 2023 in Italia con l’omicidio di Giulia salgono a 105 le donne uccise per mano di un uomo. I ragazzi, i coetanei di Giulia giustamente non accettano che si resti muti, servono risposte. La politica in particolare non può limitarsi a coprire con le chiacchiere quello che spesso è un vuoto di ascolto. Siamo di fronte ad un Paese scosso, impietrito, in cui parlano perfino gli uomini, coinvolti in un dibattito pubblico che oscilla tra responsabilità individuale e responsabilità collettiva. I gesti, le parole della quotidianità, anche inconsapevoli, alimentano il clima che porta alla tragedia. Di fronte a ciò che sta avvenendo la domanda quindi da porsi e che si devono porre gli uomini, è perché può accadere. A noi è richiesto, come parlamentari, di predisporre strumenti che diffondano consapevolezze, garantiscano difesa e tutela. Diritti e leggi. Noi dobbiamo rispondere con lo stato di diritto e non con quello di polizia. Da noi si attende un sì corale, non sarebbe né giusto, né comprensibile, altro. Questo provvedimento interviene solo sulla protezione secondaria, quindi quella che oggi diamo non è la risposta alla violenza sulle donne ma una risposta. Il lavoro parlamentare in questi casi deve servire a migliorare le proposte, non a sventolare i colori di questa o quella forza politica. Abbiamo risposte diverse ai problemi ma solo insieme possiamo rispondere: storie come quella di Giulia chiedono uno sforzo di dignità comuni. Gli appelli della presidente Meloni e della segretaria Schlein sono necessari e urgenti: servirebbe un percorso comune sulla difesa delle donne così come su di una sanità migliore. Servirebbe uno sforzo comune per costruire una condizione migliore delle donne. Con questa speranza annuncio il voto favorevole del Pd. Così il sen. Filippo Sensi in aula sede di dichiarazione di voto sul Ddl sulla Violenza contro le donne.


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