“Abbiamo operato dando seguito ad un articolato ciclo di audizioni, che ci ha permesso una sintesi equilibrata delle diverse sensibilità che animano il nostro Parlamento.
Come relatore, avverto l’esigenza di utilizzare questo mio tempo per mettere in evidenza alcuni punti.
Il primo riguarda la necessità di trasformare le politiche per i giovani, che attualmente sono indicate come priorità trasversali nelle varie missioni, in un pilastro specifico ed autonomo.
Dobbiamo poi scongiurare il rischio che, in nome della tempistica stringente vengano finanziati solo i progetti già pronti. Perchè non vorrei che la traduzione in pratica di questo principio, qual è ad esempio la rapida cantierabilità, diventasse l’ostacolo alla progettualità nei settori e nei territori dove i divari sono maggiori e dove è più urgente la necessità di andare a operare una perequazione.
Scontiamo infatti da anni una disomogeneità in servizi e infrastrutture (materiali e immateriali) che la pandemia ha reso ancora più evidenti rispetto alla quale oggi abbiamo l’opportunità di operare.
Per questo: parità di genere, giovani e sviluppo del nostro Mezzogiorno sono alla base della nostra attenzione e corrono lungo tutto il Piano.
Anche in ambito economico sono tanti gli strumenti e le misure che presentiamo.
Dalla riforma della PA così come quella fiscale, per passare poi agli incentivi alla digitalizzazione delle imprese o ancora, ad una serie di puntuali indirizzi per una delle migliori espressioni del made in Italy, qual è il sistema della moda italiane, che intende anch’essa sviluppare il suo impegno nell’ambito del green e della sostenibilità.
Mi permetto di dedicare un ultimo passaggio al Mezzogiorno. Perchè è la ragione per la quale riceviamo più risorse di altri Paesi. L’Unione europea destina al nostro paese il 25% complessivo dell’ammontare di risorse del Next in vista di 3 parametri: popolazione residente, reddito pro capite, tasso di occupazione.
Parametri rispetto ai quali le criticità presenti nel nostro mezzogiorno hanno inciso per almeno il 65% sulla dotazione conferita all’Italia.
E proprio per tale ragione, la percentuale totale delle risorse e degli investimenti del PNRR non dovrà in alcun modo essere pari o ancora inferiore al 34% per il Sud – come prevede la norma ordinaria – perché questa percentuale, legata alla popolazione, è bastevole a mantenere il GAP, non a ridurlo.
Abbiamo l’esigenza di rimettere insieme i pezzi di un’Italia ad oggi di fatto spaccata. Faccio riferimento, ad esempio, alla necessità che l’Alta velocità colleghi tutta la dorsale adriatica e tutta la dorsale tirrenica della penisola. Faccio riferimento alla centralità del Mediterraneo per lo sviluppo del sistema portuale che non può e non deve continuare ad essere declinato secondo solo i due hub di Genova e Trieste.
Chiediamo infine interventi puntuali per rendere pienamente operative le ZES perchè se procediamo alla realizzazione delle infrastrutture in quell’esagono, poi dobbiamo operare di conseguenza per permetterle di funzionare”. Così nella sua relazione sul Recovery il senatore del Pd Dario Stefàno, presidente della commissione Politiche europee a Palazzo Madama.