“Questa fiducia, figlia di uno scontro politico durissimo nella maggioranza che si salva grazie solo a mercanteggiamenti di vario genere, produce un provvedimento dannoso per il Paese e denuncia la mancanza di una qualsiasi politica economica del Governo. Esiste una questione politica di fondo: il superbonus nasce come intervento anticiclico, che ha portato crescita in una fase critica e la cui evoluzione è stata gestita per quasi due anni da questo Governo, sottolineo da questo Governo e per un periodo più breve da quello guidato da Mario Draghi, sostenuto da 2 dei 3 maggiori partiti che gestiscono questa maggioranza. Una maggioranza, con il ministro Giorgetti in testa, che non è stata in grado di immaginare una exit strategy in tempi e modi tali da non arrecare danno a famiglie e imprese. Il Governo Meloni che si lamenta del Superbonus deve spiegare perché ha prorogato più volte proprio una delle misure più contestate, ovvero quella relativa alle abitazioni unifamiliari, le cosiddette villette. Inoltre considerando che i 122 miliardi di euro contabilizzati nel DEF per il Superbonus sono relativi alle annualità 2020- 2024 e considerato che quelli fino al 2022 sono già stati contabilizzati, quale è l’ammontare relativo al 2023 e 2024? E’ necessario saperlo per una corretta disamina delle cause dell’aumento del deficit. A quanto ammontano inoltre i crediti incagliati del superbonus rimasti a carico di imprese e famiglie e che non saranno più riscossi? Considerato che il Superbonus per le spese sostenute nel 2023 è tutto fatturato e che nel 2024 le imprese dovranno pagare imposte sulla fatturazione emessa, a quanto ammontano le maggiori entrate 2024 derivanti da imposizione fiscale sui redditi conseguiti? Domande fondamentali per capire la reale condizione dei conti pubblici e cosa verrà fatto pagare agli italiani per la vostra incapacità. Domande purtroppo a cui non viene data risposta. Le previsioni economiche della UE dicono che la crescita in Italia è rallentata allo 0,9% nel 2023 e si prevede ancora allo 0,9% nel 2024 e all’1,1% nel 2025. Pochi decimali di crescita dovuti, sempre secondo la Ue, agli investimenti residenziali sostenuti negli anni passati (con il Superbonus) che saranno sostituiti dalla spesa in conto capitale sostenuta dal Pnrr. Insomma le uniche misure a sostegno della crescita non sono farina del sacco di un Governo al quale mancano visione strategica e idee proprie sulla politica economica e sulle politiche di sviluppo. Una delle cose più gravi di questo decreto, per l’appunto, è che maggioranza e Governo non hanno mai portato in aula un’idea alternativa per la crescita e per lo sviluppo del nostro Paese. Anche per questi motivi il voto del Pd sarà convintamente contrario”. Così la senatrice Cristina Tajani, capogruppo Pd in commissione Finanze intervenendo in sede di dichiarazione di voto nell’aula di palazzo Madama sul Dl Superbonus.
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