Governo al bivio, il Pd non può perdere consensi
Disinnescata la bomba del Pdl, la parte difficile per il governo Letta potrebbe iniziare proprio adesso. Adesso che alla segreteria del partito democratico sta per arrivare Matteo Renzi. «Ci sarà dialettica forte tra il partito e il governo», precisa Giorgio Tonini, vice-presidente dei senatori del Pd, tra i sostenitori della necessità del governo delle larghe intese («non abbiamo avuto la capacità di vincere come potevamo, a forza di fare alleanze elettorali solo a sini-stra poi siamo stati costretti all’alleanza con il centrodestra»), renziano, «il Pd ha pagato un prezzo salato, in nome delle larghe intese, ora Renzi deve rimarcare davanti al paese e agli iscritti la differenza delle nostre proposte politiche».
Domanda. Renzi ha detto che dal giorno dopo le pri-marie, se dovesse vincerle, il Pd detterà l’agenda al go-verno e non la subirà più. E la minaccia del ritorno al voto?
 Risposta. Io penso che non ci debba essere timore in questo senso. Renzi è una persona seria, quando dice che collaborerà con Letta dice il vero. É del resto nell’interesse del Pd che riesca, agli occhi degli elettori questo governo è il nostro. Però, adesso l’esecutivo è a un bivio molto delicato. E deve decidere come impostare la propria agenda. In base a questo, è ov vio che si decideranno anche i rapporti con il Pd.
D. Cosa è cambiato?
R.
Se ci sarà, come pare probabile, l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza, si tratta di capire cosa diventa il governo con Ncd di Angelino Alfano. La prima ipotesi è che vada avanti con lo schema iniziale, un governo di responsabilità che mette assieme forze diverse davanti a programma essenziale per affrontare in modo emergenziale la crisi economica, gestire i rapporti europei, anche in vista del semestre italiano, affrontare le riforme elettorali e costituzionali che consentano in tempi ragionevoli, presumibilmente nel 2015, di tornare a votare in modo utile, dando ai cittadini la possibilità di scegliere governo e parlamentari.
D. Programmino mica male.
R.
Programma impegnativo, che in questi mesi ha chiesto al Pd uno sforzo enorme, e costoso anche in termini di consenso in nome della responsabilità. Abbiamo dovuto subire l’offensiva irrazionale ed irresponsabile del Pdl, e in particolare di Silvio Berlusconi e dei falchi, che hanno individuato nell’Imu il problema principale del paese, quando invece è solo il trofeo da brandire davanti al proprio elettorato. E questa cosa è stata pagata a caro prezzo dall’Italia, ha distratto risorse dal vero problema, che è la tassazione sul lavoro e sulle imprese. Ora il Pd non potrà più accettare imposizioni di quel genere. E credo che lo stesso Letta non lo voglia più.
D. Cambiare indirizzo all’attività der governo dipende anche da cosa deciderà di fare l’altro alleato, Alfano.
R
. É questa l’incognita, Alfano avrà una piattaforma diversa da quella che Letta è stato costretto a subire in questi mesi? Se dovesse essere così, il rapporto tra Pd e governo potrà essere di maggiore identificazione.
D. Il Pd si prepara alla campagna elettorale?
 R
. Non si tratta di far prevalere le bandierine dei democratici, ma di fare un’agenda che sia nell’interesse del paese.
D. E se Alfano dovesse decedere di non lasciare trofei a Berlusconi?
R
. Il governo resterà solo per senso di responsabilità ma nessuno potrà impedire al partito democratico di stabilire la sua distanza programmatica e politica rispetto all’esecutivo.
D. Insomma, dal 9 dicembre è guerra.
R.
Non sarà libertà di sparare contro il governo, siamo seri, ma di proporre ricette diverse su crescita, lavoro, uguaglianza sociale. Dovrà essere chiaro ai cittadini che il programma del Pd è altra cosa rispetto all’azione del governo.
D. Così facendo Renzi non rischia di logorare Letta come fece Veltroni con Prodi?
R.
Io ho fatto parte della segreteria di Walter Veltroni e posso testimoniare che le cose andarono diversamente. Veltroni stava facendo felicemente il sindaco di Roma, fu Romano Prodi a chiamarlo per salvare il progetto del partito democratico e renderlo compatibile con la prosecuzione dell’esecutivo. Il governo poi è finito come è finito per altri motivi, per esempio perché teneva insieme Clemente Mastella e Franco Turigliatto. Le pare poco?
D. Resta la domanda di fondo:
 R.
Se il governo dovesse andare avanti con una situazione politica faticosa, è evidente che il Pd dovrà smarcarsi. Ma ci sono molti modi per farlo.

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