Sinora l’Europa non ha voluto tutelare la sua sicurezza
Un brutto risveglio per l`Europa, quell`attentato ai redattori di Charlie Hebdo che ha fatto 12 vittime nel cuore di Parigi. Un risveglio dal sonno in cui è scivolata, abituata per anni a delegare agli Stati Uniti il compito di difenderla. Giorgio Tonini, vicepresidente del gruppo dei senatori Pd e componente della commissione esteri di Palazzo Madama, non lesina critiche alla scarsa visione prospettica dell`Unione europea in quanto a politica di sicurezza: «Abbiamo 28 polizie, 28 intelligence, apparati che costano tanto e che fanno tanta fatica a dialogare tra loro. I risultati sono deludenti».
Domanda. Le indagini sull`attentato parlano di terroristi islamici che sono francesi, non immigrati dell`ultima ora.
 Risposta.
Siamo in presenza di cellule terroristiche militarmente addestrate, non sono singoli emarginati o mitomani. Ricorda molto il nostro terrorismo degli anni `70, fatto di persone colte o comunque indottrinate, non dei disperati aì margini della società. E questo ovviamente è molto più preoccupante.
D. Il terrorismo di destra o di sinistra intanto sembra scomparso.
 R.
E frutto della crisi delle ideologie, l`Occidente non produce più formazioni terroristiche, almeno finora è stato così ai margini  delle formazioni di destra e di sinistra. Il loro posto è stato preso dall`islamismo radicale che è utilizzato come ideologia violenta e devastatrice per minacciare dal di dentro l`Occidente.
D. L`Europa, dopo l`attentato a Charlie Hebdo, si è scoperta straordinariamente vulnerabile.
R.
Un brutto risveglio. Per troppo tempo l`Europa si è abituata a consumare sicurezza ma non a produrla, ha pensato di poter delegare agli Stati Uniti la propria difesa, anche concedendosi il lusso di prendere le distanze dalla politica americana quando questa ha commesso degli errori. Oggi non è più possibile, l`Unione europea deve imparare a occuparsi della sua sicurezza. E deve farlo in fretta.
D. Da dove partire?
R.
La sicurezza non può essere affidata solo ai singoli stati. Abbiamo 28 corpi di polizia, 28 eserciti, 28 intelligence, che fanno fatica a dialogare tra loro e a lavorare in modo coordinato. Il loro è il secondo costo al mondo, dopo quello Usa, ma i risultati sono deludenti. L`integrazione delle forze in campo è la prima urgente misura da adottare contro il terrorismo islamico.
D. Ora sul piano politico ci si attende una affermazione forte della destra e non solo in Francia.
R.
È probabile che sarà così. Anzi c`è da pensare che i terroristi abbiano puntato ad avere anche questo risultato. Loro vogliono lo scontro di civiltà. Ed è l`errore che non dobbiamo commettere.
D. Non è stato un errore culturale legittimare l`Islam qualificandolo come moderato?
R.
Non dobbiamo dimenticare che la civiltà arabomusulmana nella storia ha dato lezioni di tolleranza e integrazione al mondo cristiano. Oggi è in mano alla componente estremistica, ma noi dobbiamo toglierli da questo dominio. Per riuscirci servono due cose, la prima è una presa di distanza forte da parte della comunità musulmana moderata. I terroristi islamici non possono essere fratelli che sbagliano, come non potevano essere compagni che sbagliano i terroristi italiani degli anni di piombo.
D. E la seconda cosa che serve?
R.
Un gran lavoro di polizia e di intelligence per stanare le cellule e rompere la rete di finanziamento e comunicazione. Proprio come avvenuto contro il nostro terrorismo.

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