Senatore Luigi Zanda, secondo Mariastella Gelmini la salita di Silvio Berlusconi al Quirinale pacificherebbe il Paese. Lei cosa ne pensa?

«Oggi sia Forza Italia che il Pd sostengono il governo Draghi e bisogna rispettare questa circostanza politica. Ma se vogliamo realmente pacificare l`Italia dovremmo evitare di porre candidature che dividono non solo la politica, ma l`opinione pubblica. Oggettivamente, quella di Berlusconi divide, visto che sia Enrico Letta per il Pd che Giuseppe Conte per i 5 stelle hanno spiegato che i loro partiti non potrebbero votarlo».

Per la pacificazione servirebbe piuttosto una sua rinuncia?

«L`unità del Paese si costruisce attorno a candidature che non dividono».

Alla conferenza stampa di fine anno Mario Draghi ha fatto un quadro ottimista della situazione del Paese, facendo capire che una sua salita al Colle non lo metterebbe in pericolo. I partiti non sembrano convinti.

«La scelta dei dodici presidenti della Repubblica italiana è stata quasi sempre fatta nelle ultime due settimane. Credo sia quello che succederà anche per il prossimo. In più moltissimi, tra cui anch`io, hanno pensato a lungo che il miglior presidente per il prossimo settennato sarebbe stato ancora Sergio Mattarella».

È uno scenario che ora esclude anche lei?

«Ho capito che le ragioni di opportunità costituzionale che oppone a questa ipotesi sono molto serie e come tali vanno considerate. A questo punto ci sono molti uomini e donne che potrebbero esercitare bene le funzioni di presidente, ma escludo che la scelta possa avvenire prima dell`ultimissima fase».

Ed esclude anche lei che a eleggere il prossimo capo dello Stato possa essere una maggioranza più ristretta di quella che sostiene il governo?

«Non è necessario che sia la stessa maggioranza, ma sono chiare le conseguenze politiche in caso questo non avvenisse. Il governo cadrebbe immediatamente».

Dopo le parole del premier, che mostrano una sua disponibilità, il Pd dovrebbe lavorare alla candidatura di Draghi?

«Non ho visto nelle sue parole alcuna auto-candidatura. Ha detto semplicemente che è il Parlamento a scegliere sia il presidente del Consiglio che il presidente della Repubblica».

Ma sarebbe un bene?

«Sul piano istituzionale il presidente della Repubblica trova la sua legittimazione in una maggioranza parlamentare che tutti si augurano la più vasta. Si può dire che va bene se ha il consenso per essere eletto. Sul piano più personale, credo che l`Italia debba essere molto grata a Draghi. Ha accettato di fare il premier quando i partiti non riuscivano a costruire una maggioranza e l`unica alternativa erano le elezioni anticipate. Credo che sia nella lotta alla pandemia che nella politica economica e nei rapporti con l`Europa, stia facendo il massimo possibile nelle condizioni politiche date, con una maggioranza degli opposti».

Una maggioranza degli opposti regge fino al 2023, magari senza Draghi?

«Il cuore della questione è se i partiti si piegano alloro interesse o se tengono conto dell`interesse generale del Paese».

Mattarella ha parlato del “tempo dei doveri”.

«Dal punto di vista dell`attenzione all`interesse generale Mattarella è un esempio, non solo per gli italiani, ma anche per il prossimo presidente».

Il Pd è guarito dalla malattia renziana, come dice D`Alema?

«Penso che il termine malattia sia sfuggito a D`Alema perché si addice più ai regimi che alle democrazie. E in una democrazia come quella italiana nei partiti, quando si va in minoranza, si fa opposizione interna, non si fanno le scissioni. Penso che la storia stia dando ragione a chi è rimasto nel Pd e ha fatto politica dentro al partito rispetto a chi ha sbattuto la porta ed è andato via».

Ma è d`accordo che rientrino persone come Roberto Speranza?

«Ne ho grande stima e se rientrasse sarei felice, ma così come non mi piacciono le scissioni resto freddo sulle riannessioni».

Renzi e i suoi sembrano guardare a destra.

«Sì, ma un senatore di Italia Viva che si chiama Comincini ha chiesto di rientrare nel Pd e ora ha un buon rapporto con tutti i suoi colleghi».

Lei che tiene sempre d`occhio i numeri, con un gruppo misto di 113 persone tra Camera e Senato e 270 cambi di casacca in una legislatura, c`è il rischio che la partita del Colle sfugga di mano?

« Mi sta chiedendo se c`è il rischio del caos? Senza una regia politica forte e con le idee chiare e senza un nome autorevole il rischio c`è».

Chi deve farla, la regia?

«Quando esistevano i grandi partiti d massa i registi erano i loro leader. Con un parlamento frammentato come l`attuale, la regia deve esser collettiva».


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