Delega è riforma necessaria per sviluppo
‘Se vogliamo sviluppo dobbiamo insistere con il processo di riforme e mettere in campo un ventaglio ancora più ampio, profondo, innovativo, di cambiamento radicale. Tra queste, la delega sul lavoro che tra breve avrà la fiducia dei senatori del Partito Democratico’. Così il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda sul voto a favore del suo Gruppo alla delega sul lavoro. E continua: ‘ I Paesi più attraenti sono quelli dove c’è una giustizia civile e penale più rapida ed efficiente, dove c’è meno corruzione, dove le tasse sono più leggere, dove la pubblica amministrazione è più collaborativa, dove il credito è più raggiungibile. Ed anche dove il lavoro è regolato da una legislazione più flessibile. Queste condizioni non sono facoltative. L’economia globale non lascia margini di scelta: i paesi che non sono capaci di attrarre gli investimenti, perdono ricchezza. E senza capitali e senza investimenti adeguati nessun Paese è in grado di sviluppare la propria economia. E senza sviluppo vince la disoccupazione. Questa, oggi, è la situazione in cui si trova l’Italia’. E poi continua: ‘Se vogliamo sviluppo e lavoro dobbiamo darci un obiettivo prioritario: creare le condizioni più favorevoli possibili per chi vuole investire, per chi vuole fare impresa, per chi vuole creare posti di lavoro. Il provvedimento che stiamo per votare è molto ambizioso ed è diretto in primo luogo ad aiutare chi il lavoro non ce l’ha’. Zanda ricorda quindi ‘il 45% di disoccupazione giovanile’, il 70% dei neo assunti in forma precaria e privo della tutela dell’art.18 e i milioni di lavoratori esclusi dalla cassa integrazione o da altre forme di tutela. ‘ Sono queste – afferma – le vere ingiustizie che la delega vuole correggere’. E ‘l’intervento sull’art. 18 assieme all’ampliamento degli ammortizzatori sociali, non ha solo l’obiettivo di restituire sicurezza alle imprese. Prima ancora è una straordinaria misura di equità sociale e di allargamento delle tutele ai non tutelati che oggi, come ci dicono i numeri, sono diventati la massa dei lavoratori’.
‘Negli Stati Uniti la disoccupazione è scesa al 5.9%. Sono livelli di fisiologici, vicinissimi al pieno impiego. Il nostro primo obiettivo, tutto quel che facciamo deve essere indirizzato a questa priorità: la piena occupazione’. Così il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda sul voto favorevole del suo Gruppo alla delega lavoro che poi ricorda: ‘Il 5.9% americano è meno della metà della disoccupazione media in Europa, è quasi dieci volte meno della disoccupazione giovanile nel nostro mezzogiorno. Ci sono ragioni di politica economica e di assetto istituzionale che spiegano questo vistoso squilibrio. La scelta di politica economica dell’Europa è stata l’austerità. Gli Stati Uniti hanno voluto una politica fiscale espansiva e una politica monetaria aggressiva. Hanno promosso interventi forti della loro Banca Centrale ed hanno usato massicciamente la spesa pubblica. Così, a fine 2013, sei anni dall’inizio della crisi, l’economia americana è ripartita con vigore, quella Europea è tuttora in piena stagnazione’.
‘C’è anche una ragione storica, che riguarda il diverso assetto istituzionale americano, che può spiegare il vistoso differenziale con l’Europa. Gli Stati Uniti sono una grande Confederazione, sono una sola nazione, hanno un solo Presidente. L’Europa sono ventotto Stati indipendenti, senza unità politica, senza una comune vera politica estera, militare, fiscale, di giustizia, senza una Banca centrale di ultima istanza. Ed è proprio questa assenza di unità a impedirci di uscire dalla crisi secondo le potenzialità del nostro continente. È la disunione a collocarci ai margini del grande gioco della politica e dell’economia mondiali. Pensando al futuro dell’Europa ci sono due punti da tener da conto. L’Europa unita non si farà mai se gli Stati membri non avranno bilanci in ordine. Ma non si farà nemmeno a rimorchio di una miope politica neobismarkiana’.

‘Tutte le riforme che stiamo esaminando in questa fase difficile, scuola, giustizia, anticorruzione, pubblica amministrazione, fisco, diritti civili, ordinamento costituzionale, legge elettorale, lavoro, sono materie che da decenni vanno e vengono nel dibattito parlamentare, sempre bloccate da veti politici più che dalla dialettica delle idee. Negli anni, quest’impotenza parlamentare e il conseguente blocco delle decisioni hanno alimentato la sfiducia dei cittadini nella politica e nelle istituzioni. Le democrazie sono in crisi, in sofferenza di fronte a una globalizzazione senza regole e a tecnologie in continua evoluzione. Nel passaggio verso un futuro totalmente nuovo, emergono con evidenza le difficoltà delle democrazie parlamentari ad affrontare la concorrenza del capitalismo autoritario e dei regimi illiberali’. Così il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda nel suo intervento in Senato sulla delega lavoro. E spiega: ‘Per inviare truppe russe in Crimea e nell’Ucraina dell’est è bastato un ordine secco di Putin. Per decidere sugli aiuti umanitari all’Ucraina e su un blando boicottaggio, i 28 paesi dell’Unione Europea hanno dovuto prima mettersi d’accordo sul giorno in cui i loro ministri si sarebbero incontrati e poi aprire un dibattito tra i più favorevoli e i più tiepidi alle sanzioni. Dobbiamo riflettere su questo punto, anche pensando al futuro del nostro Paese e dell’Europa. Per tutelare la forza della democrazia, dobbiamo restituirle la capacità di decidere, sapendo che il pluralismo non è uno strumento di interdizione, ma il metodo che, dopo libere elezioni, attribuisce alla maggioranza il potere di governare’.

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