Sintesi intervista rilasciata al Messaggero
«I tempi sono questi. Approvazione in prima lettura della riforma del Senato entro un mese e mezzo a partire da oggi; subito dopo voto dell’Italicum. E’ una questione di logica istituzionale. Approvare la legge elettorale prima d’avere la nuova definizione del Senato non avrebbe senso» lo afferma il presidente dei senatori del Partito democratico, Luigi Zanda, in un’intervista rilasciata a ‘Il Messaggero’. La riforma del Senato prevista dal Governo è, per Zanda, ‘un progetto ben costruito, che ha una coerenza interna. Poi ovviamente è migliorabile’. Come? ‘Intanto stabilendo che il Senato continui a chiamarsi Senato. E’ una istituzione che ha duemila anni, è nata a Roma e non possiamo disperderne il valore anche simbolico. In futuro i senatori potranno anche non ricevere indennità ma il Senato viene modificato per ragioni istituzionali, non economiche. E’ molto corretto che il Senato non dia più la fiducia al governo e non sia più una Camera politica e che, conseguentemente, i senatori siano scelti non più direttamente. Poi però bisogna lasciare il potere di intervenire assieme alla Camera, sulle riforme costituzionali. Il Senato dovrà anche avere competenza sulla legge elettorale e sulla revisione dei trattati comunitari e dell’ordinamento costituzionale della Ue». Il capogruppo del Pd al Senato spiega inoltre a ‘Il Messaggero’ che il Senato «deve essere lasciato libero di intervenire anche sui diritti civili perché sono una parte fondante del nostro ordinamento e della nostra società: mi riferisco alle libertà personali, a quella di espressione, alla libertà religiosa, di associazione e così via. Questo ovviamente lasciando impregiudicata per palazzo Madama la funzione di raccordo della normativa territoriale e delle autonomia con la legislazione dello Stato’.

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