Inesattezze e tesi sostenute nel programma Il viaggio, di Pippo Baudo, hanno scatenato le reazioni dei partigiani
Non è lecito abbandonarsi alla vischiosa sopravvivenza di una memoria che non viene messa al servizio della verità secondo i termini, disarmati ed equi, della ragione e della coscienza. Ciò non significa volere una retorica equidistanza reclamata in nome dell`uguale valore del sangue dei vincitori e dei vinti; andrà pur detto se fu versato per una causa che, con le sue poche forze, camminava nel segno della libertà, o per un`altra che, armata sino ai denti, procedeva nel senso inverso. Ed è inaccettabi- le riservare alla dimenticanza i tragici limiti superati, nelle ritorsioni, con gli eccidi e persino le stragi di uomini e donne, vecchi e bambini. E ciò perché non vada perduto l`inderogabile riferimento civile e morale nel quale un grande popolo può riconoscersi, rifiutando l`insopportabile ricordo di una grave perdita di valori dovuta alla separazione tra il rigore di un codice militaresco e la tremenda, impunita misura spesso assunta dalle rivalse cosiddette ‘dissuasive’. La palese, enorme distanza tra gli atti dei Gruppi di azione patriottica (Gap), cioè una formazione armata della Resistenza, e le modalità adottate dall`antiguerriglia tedesca, ogni tanto si offrono a una sorta di impossibile comparazione. Mi torna alla mente lo scrittore Carlo Mazzantini; era stato un ‘ragazzo’ della Rsi, la Repubblica r sociale italiana, e col libro C`eravamo tanto odiati, scritto insieme con Rosario Bencivenga, comandante partigiano, medaglia d`argento della Resistenza (protagonista dell`azione di via Rasella, il luogo che fu all`origine della strage nazista delle Ardeatine), inaugurando una franca revisione politica e storiografica dichiarò lealmente (nel corso dell`inchiesta televisiva C`era una volta la prima Repubblica) «di avere risposto alla sua coscienza dalla parte sbagliata». E a quel punto Bencivenga volle ‘condividere’ con Mazzantini l`idea di aiutare i giovani a capire che gli uomini si devono conoscere, magari odiandosi nel momento dello scontro, senza rimanere nemici.
L`incontro con Mazzantini e Bencivenga avvenne in uno studio della Rai, ma fu come se l`avessimo tenuto di fronte al più civile degli altari, quello della Patria. E mentre viviamo una stagione irta di problemi che premono sul corpo indivisibile di una comune realtà europea, c`è chi si interroga su come congedarci, finalmente, da quanto torna a galleggiare di quella dolorosa memoria. Chi rivive, interroga, giudica la Storia – penso anche alla Scuola – sa bene che compito della Storia non è solo di prendere atto, ma anche di cercare, approfondire, distinguere. E non per far durare le divisioni, bensì per capirne la complessità; poi, in una visione anche cristiana delle azioni umane (persino le più tremende) come superarne, insieme, il significato.

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