Garantire davvero il principio di autodeterminazione e il diritto alla salute delle donne in materia di maternità responsabile, con un intervento immediato sulla situazione creata dal ricorso massiccio all’obiezione di coscienza dei ginecologi e dalla discriminazione dei medici non obiettori. Lo chiede al governo un’interrogazione parlamentare della senatrice del Pd Laura Puppato, sottoscritta anche dai colleghi dem Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, Francesca Puglisi, Monica Cirinnà, Maria Spilabotte, Daniela Valentini, Silvana Amati, Pamela Orrù, Stefania Pezzopane, Josefa Idem, Donatella Albano, Lucrezia Ricchiuti, dalla capogruppo di Sel Loredana De Petris e dal collega di partito Fabrizio Bocchino, da Antonio Scavone (Ala)  e da Laura Bignami (Misto). All’interrogazione sono chiamati a rispondere nell’Aula del Senato la ministra della Salute Beatrice Lorenzin e il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

“La decisione del Consiglio d’Europa dell’11 aprile – spiega Laura Puppato –  ha riconosciuto da parte dell’Italia la violazione dei diritti delle donne che intendono interrompere la gravidanza, perché è troppo difficile accedere al relativo servizio garantito dalla legge 194/78. Ha inoltre sottolineato la violazione del principio di non discriminazione, perché la situazione è diversa a seconda del territorio di residenza delle donne e della loro situazione economica. E infine ha individuato la violazione dei diritti dei medici non obiettori nelle strutture ospedaliere. Tutto questo malgrado la legge riconosca il diritto all’obiezione alla persona, non all’ospedale, che non può rifiutare o rendere di fatto inaccessibile l’interruzione di gravidanza. Chiediamo dunque alla ministra della salute Lorenzin un intervento immediato sull’obiezione di coscienza. E al ministro Orlando di modificare la disciplina della sanzione, visto che con la nuova normativa una donna che abortisce entro i 3 mesi in violazione delle legge rischia anche 10 mila euro di multa”.

 

 

 

 

 

 


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