«Non è una gaffe, quella di Valditara. È un disegno», dice Francesco Boccia, senatore del Pd ed ex ministro dell`Autonomia ai tempi del Conte II.

Il disegno autonomista della Lega?

«Certo. Una manovra che noi abbiamo già sventato nel 2020, quando il governatore Fontana chiedeva di regionalizzare la scuola, cosa che non ha mai rinnegato. Guardate il programma di Fontana oggi e mettetelo a confronto con quello di Majorino, per cui la scuola pubblica è una priorità: c`è il passaggio del personale della scuola alla Regione Lombardia, con la motivazione che così potrebbero aumentare gli stipendi degli insegnanti e adeguarli allo stile di vita lombardo. E sempre questo disegno è nascosto nello spacca-Italia di Calderoli. Una follia totale».

Non c’è un tema di costo della vita?

«Ma gli stipendi degli insegnanti vanno innalzati tutti».

Di quanto?

«Lo stipendio base deve partire da 2mila euro netti al mese. Altrimenti è la cristallizzazione delle diseguaglianze. Peraltro chi fa una proposta di questo tipo mostra di non conoscere il Sud. Perché lo stesso problema c`è tra chi fa l’insegnante a Bari centro e chi lo fa in un’area interna del Gargano».

È giusto aprire ai contributi dei privati per finanziare la scuola?

«No. Abbiamo fatto un patto con l’Europa. Il Pnrr l’abbiamo ottenuto proprio per intervenire sulle diseguaglianze che ci sono in Italia, tra Nord e Sud e tra aree interne e metropolitane. La scuola, come la sanità, è tra i maggiori destinatari di queste risorse. Non solo per la transizione digitale e la messa a norma, ma per rendere le scuole luoghi aperti tutto l’anno, tutta la settimana, mattina e pomeriggio. Nella società di oggi i ragazzi non devono andarci solo a studiare».

Perché no ai privati?

«Guardiamo ad altri settori, dove il privato è entrato. L’alta velocità, finanziata in parte con la fiscalità generale, ha seguito gli interessi della densità di business. E oggi chi vive a Lecce o a Trapani la vede ín tv».

È d’accordo con la proposta del ministro di togliere istruzione e ricerca dai vincoli  di Maastricht?

«Allora, quei vincoli sono stati superati da tempo. Valditara dovrebbe saperlo. Ma se l’obiettivo è investire di più in scuola e ricerca ci troveranno pronti al confronto».

Anche il Pd ha riformato l’istruzione. La Buona scuola è stata un errore?

«Lo dicono i fatti che fu in parte una riforma sbagliata. È lo stesso discorso che vale per il Jobs act che io personalmente non ho votato. In quegli anni ci fu la frattura vera tra il gruppo dirigente del partito e il nostro elettorato di riferimento, il mondo del lavoro e della scuola. Fu una riforma di destra, la Buona scuola, fatta da un governo che avrebbe dovuto essere di sinistra. Alcuni di noi presero le distanze, ma non fummo ascoltati».

Lei coordina la mozione di Elly Schlein. Teme che il Pd di Bonaccini sia più accomodante sull’autonomia, viste le aperture sul tema in passato?

«Elly è molto dura sul punto e riconosco a tutti i candidati di essere intransigenti rispetto all’autonomia di Calderoli».


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