“Dobbiamo farci una domanda, provocatoria ma fino ad un certo punto: l’uscita dalle vicende complesse, e per certi versi drammatiche, che stiamo vivendo sarà la Democrazia o un’altra cosa? Il nuovo status quo globale che sostituirà l’equilibrio che si è rotto il 24 febbraio vedrà società più avanzate dal punto di vista delle libertà, dei diritti, della partecipazione, dell’ uguaglianza? Oppure avremo una stagione nella quale questi valori saranno destinati ad essere compressi o addirittura chiusi? Questa è la grande sfida di questi anni. Ed è evidente che un partito come il nostro, che porta la definizione della democrazia nel nome, non può non porsi questa riflessione, non può che partire da qui per il proprio rilancio. Perché con il 24 febbraio è accaduto qualcosa di irreversibile, è un punto di cesura che rompe uno status quo. È lo ‘sparo di Sarajevo’ del nostro secolo. E non sarà con l’irenismo o con gli appelli generici che costruiremo un avvenire di pace in cui la democrazia è strumento essenziale, ma lo sarà con la politica. Oggi si è rotta l’equazione che più democrazia avrebbe prodotto più ricchezza, più opportunità e più diritti, perché gli strumenti della democrazia sono logori e vanno riformati. E dentro questo, le destre si infilano proponendo modelli di chiusura, di corporativismo, di autarchie come dimostra l’ircocervo presidenzialismo più sovranismo regionale che la destra vuole realizzare. Se non vogliamo essere sonnambuli, è su questo banco di prova che siamo chiamati ad operare: dare senso, sostanza, prospettiva alla parola Democrazia dentro una prospettiva storica e concreta. Questo è il vero senso del nostro percorso politico”. Lo ha detto il senatore Enrico Borghi, membro della segreteria nazionale del Pd, intervenendo stamattina a Bellinzago Novarese ad una iniziativa organizzata dal Pd della provincia di Novara


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