Cade oggi il secondo anniversario della morte di Mahsa Amini, la 22enne curda colpevole secondo il regime di Teheran e dalla sua polizia morale di non indossare correttamente il velo. Da quel giorno, un’enorme mobilitazione ha coinvolto centinaia di giovani, donne e uomini, per rivendicare il diritto alla vita e alla libertà in Iran. Ne è seguita una repressione violentissima, con un numero di vittime imprecisato, fatta di arresti, torture e condanne a morte.
Vita, donna, libertà le parole con cui un paese intero scese in piazza chiedendo giustizia sono diventate ovunque nel mondo lo slogan della battaglia di libertà.

La solidarietà e l’indignazione internazionale devono continuare, ancora oggi, a distanza di due anni, l’Iran rinchiude in carcere le oppositrici e gli oppositori del regime. Tra queste centinaia, la premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi e 34 prigioniere che ieri hanno dato inizio ad uno sciopero della fame per commemorare Mahsa Amini e per chiedere che l’attenzione del mondo su di loro resti alta.
L’Iran libero e democratico dipende anche da noi e dalla pressione diplomatica che saremo in grado di attuare. Non lasciamo le donne e il popolo iraniano solo.

A dichiararlo in una nota è Cecilia D’Elia, senatrice Pd.


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