“Il nord Sardegna sta soffrendo la siccità più di altre parti dell’isola e sarebbe incredibile se ci fossero opere finanziate e concluse in grado di contribuire al disagio degli agricoltori e non farlo. Opere che avrebbero potute essere già utilizzate come quelle relative all’utilizzo delle acque reflue nelle grandi città.” Lo afferma in una nota il senatore del PD Silvio Lai.
“Per questo ho chiesto al ministero competente quali siano le infrastrutture finanziate dallo Stato (ministeri economia, ambiente e agricoltura) in questo campo e se sia vero il caso della condotta per il riutilizzo delle acque reflue di Sassari ai fini agricoli, finanziate per quasi 60 milioni tra nuovo depuratore e connessione tra la città e il bacino del Cuga, realizzato e collaudato da 4 anni e non ancora entrato in funzione.”
“Si tratta di un’opera risalente al 1995, dunque a molti anni fa, tempi di gravi e dannose siccità, pianificata all’interno di un accordo di programma che aveva coinvolto tutte le istituzioni locali, regionali e nazionali, e che comprendeva, oltre l’utilizzo delle acque reflue di Sassari, l’interconnessione tra il bacino del Temo, Cuga e Bidighinzu e quello del Coghinas.
Gli ostacoli all’utilizzo di un’opera che garantirebbe all’agricoltura 15 milioni di metri cubi di acqua all’anno e la totale indipendenza dalle piogge sarebbe il declassamento della diga del Cuga, da uso civile ad uso agricolo, con la conseguenza che Alghero non potrebbe più ricevere le acque da quel bacino. In realtà il comune catalano utilizza già le acque del bacino del Coghinas e ci sono ampie possibilità tecniche per limitare al solo Cuga l’utilizzo delle acque per l’agricoltura preservando e distinguendo il resto del bacino.
Naturalmente potrebbe essere influente in questo ostacolo tecnico il fatto che, una volta limitata all’uso agricolo, la gestione della diga del Cuga passerebbe da un ente regionale ad un altro, locale e più specializzato.
Questa vicenda sarebbe peraltro all’attenzione della Corte dei Conti perché vede un’opera totalmente finanziata dallo Stato, realizzata e non utilizzata dalla Regione che espone l’amministrazione al rischio di un richiamo.
Si tratta di un caso specifico, riguardante il passato, ma che potrebbe essere emblematico di un lato della medaglia che riguarda la siccità e le nostre responsabilità locali sulla gestione più adeguata di questa calamità naturale.
Spero – conclude il senatore Dem – che la vicenda, se confermata e individuate le responsabilità, possa essere sbloccata al più presto per consentire che gli agricoltori della Nurra non debbano competere per le loro produzioni con l’acqua ad utilizzo civile.”.