E allora mi tocca solidarizzare con Allam che purtroppo ha trovato – fuori dalla chiesa – qualcuno più fondamentalista di lui’ (Sebastiano Messina, la Repubblica, 31 agosto 2014). Come lo capisco, Sebastiano Messina. Anch`io solidarizzo con Magdi Cristiano Allam e anch`io ho antichi ricordi di lui. Quando, assai prima dell`11 settembre del 2001, sollecitavo (all`insaputa dello stesso Allam) il suo direttore di allora affinché desse più spazio a quel collaboratore esterno, considerato che si occupava di temi (immigrazione, islam, convivenza tra etnie e culture) destinati a diventare centrali. Poi è successo tutto quel che è successo e oggi Allam scrive cose francamente spaventose: alle quali Vittorio Feltri (il Giornale di lunedì scorso) finge di credere, trattenendo un sorriso, mentre le attribuisce addirittura a ‘lucidità scientifica’. Ma tutto questo che c`entra? Il diritto di Allam a esprimere le proprie opinioni va considerato sacro e intangibile. Proprio così: sacro e intangibile. E questo vale, ovviamente, anche per Erri De Luca (del quale ho scritto diffusamente qui il 1° luglio di quest`anno): e vale ancor di più perché quest`ultimo è stato rinviato a giudizio nientemeno che per ‘istigazione a delinquere’.
E vale per Renato Farina, la cui vicenda merita un ragionamento più ampio. Non sfugge, credo, che l`abisso tra le mie posizioni politiche, culturali e morali e quelle di Renato Farina è persino più profondo della distanza tra le mie opinioni e quelle del direttore del Foglio. La mia non è una excusatio non petita, bensì una oggettiva constatazione di fatto, in un`epoca nella quale le solidarietà sembrano manifestarsi solo in ragione di vincoli di correità o di obblighi di lobbies e camarille. Nella sua attività Farina è riuscito a combinare guai persino ai miei danni. Ma tant`è. Per le sue ben note e non commendevoli (si fa per dire) azioni, nel settembre 2006 Farina viene sanzionato dall`Ordine regionale dei giornalisti della Lombardia con una sospensione di un anno. La sanzione viene scontata interamente. Poi nel marzo 2007 Farina decide di dimettersi dall`Ordine e così viene disposta la sua cancellazione dall`albo. Tuttavia, pochi giorni dopo lo stesso Ordine procede con la radiazione di Farina, ma quella sanzione viene annullata, in seguito a ricorso, dalla Corte di cassazione (giugno 2012). Non stupisce: cancellato dall`albo e, dunque, non più giornalista, a Farina non poteva essere irrogata alcuna sanzione dall`Ordine. Nell`ottobre di quell`anno Farina fa domanda di nuova iscrizione, dal momento che la Cassazione si è espressa, il mandato parlamentare sta per concludersi e il reato per cui è stato processato è estinto da tempo. Di più: sono passati oltre cinque anni dal provvedimento disciplinare (la sospensione) e oltre cinque anni dalla cancellazione dall`albo. Nonostante tutto ciò, il 15 dicembre 2012, l`Ordine respinge la domanda. E così, non consentendo la nuova iscrizione, si procede di fatto a radiare a vita Farina, facendogli scontare una pena che formalmente non è mai stata comminata. Oggi, il consiglio lombardo dell`Ordine esaminerà ancora una volta la sua richiesta di re-iscrizione: e io penso che sarebbe molto saggio non protrarre ulteriormente questa singolare misura di interdizione. Per molte ragioni e per una in particolare. Perché, cioè, ritengo aberranti il concetto e la sanzione che si traducono nella formula ‘fine pena mai’. E, infatti, non mi oppongo all`ergastolo solo per motivi di razionalità giuridica, ma anche per un argomento squisitamente morale, di portata universalistica. Perché dobbiamo sempre prevedere che qualsiasi sanzione abbia una sua efficacia e, dunque, possa determinare un mutamento in chi ne è destinatario. Seppure nei fatti non fosse così, in un ordinamento democratico e in uno stato di diritto, qualunque forma di punizione deve prevedere un termine. Non è questione di indulgenza. E`, appunto, questione di diritto. Cosa difficile da comprendersi in un paese in cui, per un blasfemo refuso etico o ideologico, tanti Circoncellioni leggono ‘Assatanati di giustizia’ dov`è scritto semplicemente: ‘assetati di giustizia’.
Le sanzioni inflitte o che potranno essere inflitte a Renato Farina, Erri De Luca e Magdi Cristiano Allam sono di natura assai diversa e suscettibili di produrre conseguenze di differente entità e afflittività. Ma non è questo il punto, dal momento che tutte concorrono a limitare o a condizionare il diritto alla più ampia manifestazione del pensiero. Si consenta, dunque, a Farina, De Luca e Allam di esprimere nella più incondizionata libertà le proprie opinioni: e ciascuno decida se quanto scrivono rimandi alla categoria delle squisitezze o a quella delle boiate.

Ne Parlano