“Su un tema così complesso e delicato come le materie prime strategiche, sarebbe stato necessario un confronto reale che permettesse un approfondimento che come Pd avevamo invocato già a febbraio presentando una mozione. In ormai quasi due anni di governo, questa maggioranza ha mostrato molti limiti, ma è proprio sulle politiche industriali che ha fallito maggiormente. Le misure di questo decreto non sono purtroppo minimamente sufficienti. La ripresa delle attività di ricerca e coltivazione mineraria deve avvenire in un quadro nuovo, come vera scelta industriale, integrando ricerca, trasferimento tecnologico e formazione. Ed è per questo che il Pd vota contro un provvedimento privo di ambizione e pericolosamente contraddittorio, che non risolverà i problemi di un settore tanto decisivo per l’economia nazionale”. Lo ha detto in Aula in dichiarazione di voto il senatore del Pd Andrea Martella.
“Questo decreto – ha spiegato Martella – cerca di superare la frammentazione normativa in materia di ricerca, coltivazione ed estrazione mineraria, ora di competenza regionale, e lo fa richiamandosi alle disposizioni del Regolamento europeo del 2024/1252, uno dei pilastri del Green Deal europeo. Secondo l’Ispra, l’Italia ha grande potenzialità: nel nostro sottosuolo sono presenti almeno 15 delle 34 materie prime critiche necessarie per la transizione energetica. Il problema di fondo di questo provvedimento, però, è la sua mancanza di coraggio e di visione, ignora aspetti cruciali come il riciclo dei rifiuti elettronici, cancella il Tavolo nazionale di lavoro per le materie prime critiche, operativo dal 2021, sostituendolo con una nuova struttura senza rappresentanti del mondo della ricerca, delle professioni specifiche e dell’industria. E soprattutto le disposizioni del decreto sollevano interrogativi critici riguardo le competenze regionali. È bene che la maggioranza si chiarisca una volta per tutte: vogliono l’autonomia differenziata o la centralizzazione delle competenze?”.