Nel capoluogo arriva già oggi. Perché la Campania «è un banco di prova», come Elly Schlein ha ribadito ai suoi, in queste ore. Un commissario ad Alta Velocità, Antonio Misiani: il senatore bergamasco Pd, già viceministro dell’Economia e Finanze nel Conte II, che la leader Pd ha scelto per gestire la federazione regionale, comincia da oggi la sua agenda di incontri nel territorio governato dal dominus Vincenzo De Luca. Di lì a poco dovrebbe arrivare anche l’altra inviata di peso, Susanna Camusso, a Caserta.
«Ci siamo naturalmente sentiti con la segretaria: saremo coerenti con l’obiettivo di rigenerare il Pd. Lo dobbiamo ai tantissimi, di ogni generazione, che lavorano, lottano e partecipano alla vita del partito con gli strumenti di democrazia e pluralità in cui tutti crediamo – spiega Misiani a Repubblica – Napoli e la Campania hanno enormi energie che dobbiamo saper ascoltare e valorizzare. È necessario intervenire su ciò che non va, ma evitando l’errore di demonizzare un territorio che invece merita rispetto e attenzione». Il primo impegno? «Il nodo più importante è a Caserta: saremo al fianco della commissaria Camusso, in questo. E poi si tratta di accompagnare il Pd in questo percorso che non è solo congressuale, ma di rilancio e ripartenza».
Le spine non sono poche. Tesseramento inquinato con acquisti di pacchetti da capibastone o coinvolgimento di personaggi della destra a Caserta dove, non a caso, a gennaio scorso l’ennesimo commissario, Matteo Mauri, aveva gettato la spugna. Ripristino dell’anagrafe degli iscritti e quindi percorso «trasparente e ordinato». E su tutto, il nodo del terzo mandato di De Luca: già forte terreno di scontro tra il governatore e Marco Sarracino – oggi uomo forte della nuova segreteria nazionale che sta per insediarsi – quand’era segretario a Napoli. De Luca non molla, voleva modificare coi suoi, in aula, la legge che gli consentirebbe di correre ancora, tra due anni, a Palazzo Santa Lucia. Ma è un percorso praticabile, dopo lo stop che arriva dal Nazareno? Il silenzio. suo e del figlio deputato Piero, racconta del disagio. Ma non durerà per molto, pare.
Toni bassi per Misiani, mentre il mandato resta: radicalità contro zone grigie e atteggiamenti padronali. «Ora si tratta di lavorare possibilmente tutti insieme – puntualizza ancora il senatore – Voglio incontrare e ascoltare i rappresentanti istituzionali, i dirigenti del Pd, le forze sociali di Napoli e della regione. Vorrei confrontarmi anche con gli intellettuali che nei giorni scorsi hanno firmato l’appello a Schlein: l’impegno e la passione delle donne e degli uomini che vogliono contribuire a costruire con noi il nuovo Pd è fondamentale». Il faccia a faccia con De Luca? «Certo che ci vedremo. Anche perché i temi non vanno personalizzati». E come si fa a non personalizzare il desiderio di chi promette: «Se decido: anche terzo e quarto mandato, devono andare a Pompei a piedi…». Tradotto dal gergo del governatore: se mi impunto, non ce n’è per nessuno.
Misiani guarda oltre: «Sul terzo mandato, come Pd noi dobbiamo fare una riflessione a livello nazionale, di carattere generale. A oltre vent’anni dalla revisione del Titolo V, serve una discussione a tutto campo, il tema va ben oltre le vicende di questo o quel territorio». Ma le attese sono elevate, nella regione in cui l’eterno sindaco di Salerno e oggi governatore – dalla prima elezione nel 1993, trent’anni di potere – ha costruito un partito a sua immagine. Destò sorpresa al Nazareno, quella lettera di intellettuali, docenti, scrittori del Sud: «Caro Letta, in Campania hai un problema. C’è una sorta di repubblica autarchica dove vige la legge del padrone». Era solo un anno fa, sembra già un’altra stagione.